Il camoscio di Urtirè

Sono le 11 e 22 di un sabato vernale e umido quando un sentierino ci conduce nell’amena borgata di Urtirè, dove ad attenderci c’è un ignaro camoscio che bruca serenamente la sua fresca, tenera e verdissima erba, cascata dal cielo dopo il prodigo inverno.

Siamo sottovento e non percepisce la nostra presenza. Noi, immobili come statue, e col silenzio al massimo del volume, osserviamo questa bellezza delle Alpi, mentre scattiamo decine di foto.

Siamo a circa 100 metri di distanza dall’ungulato. Non è per niente facile riuscire a fare stare fermi i camosci perché appena sentono una minima presenza umana, fuggono con una rapidità impressionante, quasi imbarazzante.

Oggi succede qualcosa di incredibile. Il camoscio continua a brucare mentre noi giaciamo pietrificati tra le baite di Urtirè, sperando che questo incontro duri più delle altre volte. Ma fotografarlo con la testolina immersa nei fili d’erba e seminascosto dai i tronchi, non è molto accattivante. E allora, sempre stando piantati come pali, provo a fischiettare debolmente. Continua a leggere “Il camoscio di Urtirè”

Resilienza?

“Nella misura in cui aiuta una persona a muoversi nel mondo e a cercare il bene, un sentiero, per definizione, ha un valore.”
(Robert Moor)

Il meccanismo è semplice: ci sono dei fondi europei (leggi: imposte e tasse pagate dai cittadini tedeschi, svedesi, olandesi, ecc.) che servono per progetti di “sviluppo” da realizzarsi nei paesi membri dell’Unione Europea. Ad esempio, sviluppare la filiera del legno. La Regione Piemonte, che opera come una sorta di intermediario tra l’UE e le valli piemontesi, che hanno delle brillanti idee di sviluppo in proposito, propone bandi in tal senso.

Facciamola breve: c’è una torta da spartirsi e una scadenza per arrivare a mangiarne una fetta: i migliori piazzati (burocraticamente parlando) se l’aggiudicano. Fine. Dimenticatevi parole come “sviluppo” (i PSR), politica, progetti, futuro (della montagna) e tante altre belle parole buone solo ad annebbiare la mente dei creduloni.

Un esempio per tutti: siamo a dicembre del 2014 e i nostri piedi ci portano a prendere atto di questa schifezza (post: Una masticata di Valli di Lanzo). Se ne siete all’oscuro, vi prego di leggere e guardare le foto dell’articolo perché di seguito vi proponiamo un aggiornamento sul tema “torta da spartire” (guadagni privati) e dei suoi effetti collaterali (danni pubblici).

Da fine anno 2014 ad inizio (o quasi) anno 2018 trascorrono solo tre anni circa. Che fine ha fatto il denaro (la fetta di torta) che doveva servire per dare una spintarella all’economia delle Valli di Lanzo? Continua a leggere “Resilienza?”

Valli di Lanzo: un parco naturale in alta Val Grande

Il Consiglio comunale di Groscavallo, riunitosi il 23 gennaio scorso, ha votato all’unanimità i due seguenti punti:

1. Richiesta di istituzione di un’area protetta regionale denominata “Parco naturale Alta Val Grande” gestita dall’Ente strumentale Aree protette delle Alpi piemontesi.

2. Richiesta di delimitazione di un’area contigua di Groscavallo al “Parco naturale Alta Val Grande” e annessi proposti indirizzi per la disciplina della gestione della caccia e della tutela dell’ambiente e della biodiversità.

Direi che non c’è miglior modo di iniziare un articolo. Per noi, abituati a novità tutt’altro che confortanti, quanto sopra è davvero una notizia, una bella notizia.
Un comune di montagna che chiede l’istituzione di un parco naturale. Non sarà la prima volta, ma certo è accaduto di rado.

Questo il commento di Toni Farina, membro di Mountain Wilderness e consigliere del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Continua a leggere “Valli di Lanzo: un parco naturale in alta Val Grande”

L’oblio di Balmavenera

Pensai a quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno, che qualcuno ha nel sangue e nessun altro li sa.
(Cesare Pavese)

Un luogo non è mai solo ‘quel’ luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati.
(Antonio Tabucchi)

Un sopralluogo per l’organizzazione di una delle prossime uscite del CAI Lanzo, volte al recupero dei vecchi sentieri, mi ha permesso di chiarire dubbi sulla toponomastica e scoprire fatti che ignoravo su di un luogo coperto dall’oblio. Continua a leggere “L’oblio di Balmavenera”

Fino all’imbrunire

E’ impressionante percepire la velocità con cui tutto sta cambiando nella nostra epoca. Il clima, modificato da noi oppure no, è l’imperituro giudice che stabilisce chi avrà il diritto di continuare ad abitare la Terra.

Ma è altrettanto impressionante osservare, durante le escursioni sulle Alpi Graie, come ci sia qualcosa che non scompare tanto facilmente, sebbene quest’ultime siano spazzate da ogni sorta di evento atmosferico: sono le imponenti opere in pietra dei vecchi montanari.

Se volete ristabilire un contatto con il tempo cronologico portatevi in Val Grande di Lanzo e dimenticatevi l’auto a Bonzo. Il sentiero da prendere è il n. 322 (andate qui per la mappa), magari proprio in autunno per farvi accogliere dalle foreste incantate. Accorgersi di quante cose cambiano e passano rapidamente nel nostro tempo, osservando i lentissimi manufatti di nuda pietra, che resistono a tutto, è una doccia di benessere psicofisico. Sono stupefacenti e commuoventi.
Mentre ci passano a fianco sentiamo il loro sussurro che ci narra di come sia arduo, difficile e terribilmente faticoso modellare l’avvenire. Loro sapevano farlo e sono qui a testimoniarcelo. A noi non resta che riprendere l’incerto cammino a testa bassa, vergognandoci profondamente per non aver saputo cogliere il messaggio.
In tempo.

P.S.
Raggiunto a piedi Alboni, incantevole villaggio di pietra, si può ritornare a Bonzo con un giro ad anello molto appagante (basta proseguire per la Mea col sentiero 323 e poi scendere nel fondovalle col n. 322A).

Torneranno tutte le genti
che non hanno voluto parlare
scenderanno giù dai monti
ed allora staremo a sentire
quelle storie da cortile
che facevano annoiare
ma che adesso sono aria
buona pure da mangiare
.
(Negroamaro – Fino all’imbrunire) Continua a leggere “Fino all’imbrunire”

Autunno in Val Grande

No, non è la Val Grande del Parco omonimo piemontese. Questa invece è la più a nord delle Valli di Lanzo ed è, come dice il suo nome, la più ampia, caratterizzata da numerosi valloni sospesi che si innestano nel fondovalle. Valloni stupendi, come quelli esposti a mezzogiorno: si chiamano Vassola, Unghiasse, Vercellina… e sono tutti solcati da una rete di sentieri storici che permettono la conoscenza di ambienti incantevoli dove i vecchi montanari hanno posato segni straordinari della loro cultura materiale (baite, roye, sentieri, scalinate in pietra, bounòm…) e del loro duro lavoro in quota. Sentieri che sfiorano i 3000 metri di quota regalando panorami indimenticabili. Sentieri per troppo tempo dimenticati ma che ora iniziano a tornare funzionanti grazie all’opera di segnalazione.
Uno di questi, rimasto negli ultimi decenni impraticabile, soprattutto nella parte iniziale, è il n. 325 che comincia dal Comune di Chialamberto (864 m) spingendosi fino a 2500 metri, con notevole dislivello. Le strade asfaltate che conducono nelle amene borgate alpine situate a mezza costa (sopra i 1000 m) consentono di partire da quote più elevate, ma al contempo tendono a far stoltamente rigettare, nella programmazione delle escursioni, le fantastiche mulattiere di pietra che si diramano dal fondovalle. Chi avesse voluto così puntare agli orizzonti alpini dello spartiacque Val Grande-Valle dell’Orco, avrebbe tentato la partenza da Vonzo (1231 m) oppure da Candiela (1160 m), dove un sentiero storico conduce a Chiappili (1450 m), nel Vallone di Vassola poi e nell’adiacente bacino della Lombarda, punteggiato di alpeggi, uno più bello dell’altro.

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Una storia semplice

La Blinant (1300 m) in Val Grande di Lanzo
Una storia semplice

Un uomo e un villaggio delle Valli di Lanzo

Testo e foto di Ariela Robetto  (da Panorami-Vallate Alpine n. 124 del 2007)

Quattro case e una cappella in altura: la Blinant.
In anni ormai lontani, dal Boschietto di Cantoira vi salivano gli armenti per il pascolo estivo. Poi fu l’abbandono.
Vi giunsi la prima volta, più di vent’anni or sono, lungo uno splendido sentiero, affacciato sull’aspra rupe di Santa Cristina, già in parte invaso dalla vegetazione, dopo l’incuria causata dalla costruzione della più comoda carrozzabile sterrata. La Blinant era sprofondata nel silenzio, le case grigie di pietra stavano rovinando, ortiche e cespugli spinosi ostruivano gli stretti passaggi fra le abitazioni. La bianca chiesetta, priva di campanile, vegliava dall’alto del pendio un mondo in penosa agonia.
Ritornai lassù sei anni dopo, seguendo la sterrata che si origina dal Colle di San Giacomo, nella Valle del Tesso, e poi scende in Val Grande sino alla Blinant, ridivenendo sentiero nel suo ultimo tratto, in un maestoso bosco di faggi, dopo il Pian d’Aoudjou dove le masche ballano il venerdì notte. Quando arrivammo in vista delle abitazioni, notai da subito che il panorama era cambiato: la cappella ed alcune baite erano ristrutturate, i passaggi ripuliti; a valle del villaggio scorgemmo pure una presenza umana che iniziò a guardare verso di noi con la diffidenza che sempre accompagna la solitudine. Ci dirigemmo verso l’uomo per rassicurarlo. Fu così che conoscemmo Linu dal Busiët: un viso scavato, magrissimo, due occhi vivaci e penetranti; un fisico asciutto, scattante, la statura bassa di quei larici costretti ad affondare le radici nella pietra che non li rende imponenti e maestosi, ma straordinariamente resistenti e forti.

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Sea, magia del tempo

Il basso vallone di Sea visto da SO (sulla parte iniziale della cresta che unisce il Ghicet di Sea (2726 m) con la Punta Rossa di Sea (2910 m) – foto camosci bianchi

Testo di Marco Blatto
Foto di Luca e Matteo Enrico (CAAI)

Pochi valloni delle Alpi possono vantare un insieme di caratteristiche storico-paesaggiste tali da renderle uniche, così da motivarne un viaggio o una visita perché se ne possa comprendere davvero l’“anima” attraverso un’empatia diretta. Così è per il vallone di Sea, incastonato in un angolo selvaggio delle Alpi Graie meridionali nell’estremo nordovest d’Italia. Stretto tra alte montagne e pareti vertiginose per una decina di chilometri, raggiunge l’ampia sella che a 3100 metri si affaccia sull’Haute Maurienne, con una distesa glaciale tormentata di crepacci e punteggiata di morene in perenne modellamento. Quassù, dal Colle di Sea, la vista è davvero superba e spazia dal Massif de la Vanoise al Monte Bianco, mentre alle nostre spalle ci si è da poco lasciato il versante nord dell’Uja di Ciamarella (3676 metri).
Un tempo questo colle fu luogo di transito commerciale e di transumanza, testimonianza delle alterne vicende climatiche che hanno caratterizzato l’arco alpino e la presenza glaciale. Sul versante di Sea, quello che un tempo era un poderoso e unico apparato è oggi limitato alla presenza di piccoli bacini separati come il Ghiacciaio Tonini o il ghiacciaio sospeso dell’Albaron, mentre ai piedi del colle il ghiaccio resiste sotto una coltre di pietrame e detrito, dove, in tarda stagione, si aprono improvvisi inghiottitoi. E’ questa l’anima della parte alta del vallone di Sea, che fino ai bellissimi pianori ubicati alla base dei novecento metri dell’irta parete nord dell’Albaron (3260 metri) mostra una spiccata morfologia pleistocenica. Poi, dopo l’alpe di Sea, l’incisione muta aspetto e si rinserra tra pareti ripide e tormentate. Continua a leggere “Sea, magia del tempo”

L’avventura del margaro – Parte terza

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L’Uja di Bellavarda (2345 m), in Val Grande di Lanzo, domina la conca prativa ove sorge il santuario della Madonna del Ciavanis (1880 m)

Piergiuseppe ci contagia con il suo frizzante entusiasmo e ci racconta della sua grande passione. Nella narrazione emerge la gioia di rivedere i suoi amici ma anche la fatica e le difficoltà quotidiane che si incontrano a livello pratico, economico e burocratico. Le “bestie” non riconoscono le domeniche e le festività e una stessa situazione, come rappresentata dalla foto qui a sinistra, può essere incantevole per un’escursionista ma vista con gli occhi del margaro “…si è bella – dice Pier – ma pensaci, tra 10 minuti la temperatura si abbasserà di un bel po’ e tu stai portando i paletti del filo, e sei sudato…

Pier rievoca i giorni estivi trascorsi in alpeggio a quasi duemila metri di quota, sul versante esposto a mezzogiorno della Val Grande di Lanzo.


Eccomi qua, terza parte di un’avventura meravigliosa.

Per chi non avesse letto i post precedenti, mi presento. Sono Piergiuseppe, ho 14 anni e vivo in provincia di Padova (Teolo sui Colli Euganei). Mia nonna e mia bisnonna sono nate a Vonzo, paesino del comune di Chialamberto (To) a 1231 m.

Vonzo

Quest’anno ho frequentato la 3° media, e in questa occasione posso pensare a programmi estivi unici perchè non ci sono compiti per le vacanze.

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Una notte al Daviso

A chi non piace sentire raccontare storie, leggerle o essere, in prima persona, narratore?

Quasi sempre mi capita di partecipare ed essere coinvolta nelle vicende dei personaggi usciti dalla penna di scrittori o raccontati dalla loro voce. Gioisco, mi emoziono alle loro vicende, mi intristisco ed in più amplifico e lego, a quelle sensazioni, i miei ricordi e le mie esperienze personali. In una parola: empatia.

A volte mi capita di essere così coinvolta che la mia curiosità mi spinge a ricercare altre notizie su di loro.

Antonio Castagneri detto Tòni dìi Toùni (1845-1890) ritratto di Gigi Chessa
Antonio Castagneri detto Tòni dìi Toùni (1845-1890). Ritratto di Gigi Chessa

Così è avvenuto, ad esempio, per il balmese Antonio Castagneri detto Tòni dìi Toùni maestro d’alpinismo ed una delle più grandi guide alpine italiane dell’800 al quale è dedicato l’Ecomuseo delle Guide Alpine di Balme (Valli di Lanzo).

Mi sono chiesta: “Possibile che non gli sia stata intitolata anche una cima o un rifugio?”.

In maniera del tutto casuale sono “inciampata” nell’autobiografia di Ugo Manera Pan e Pera ed ho scoperto che nell’autunno del 1968, alla ricerca di nuovi posti da scoprire o sconosciuti, e non valorizzati, l’autore accetta la proposta di Gian Piero Motti “di tentare una nuova via su di un ardito pilastro vergine alla testata della Valle Grande di Lanzo, quella selvaggia cerchia di pareti che forma una delle muraglie più interessanti e suggestive delle Alpi Graie.”
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Basta schiaffi!

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Inaugurazione sentiero “Carlo Mattio” (30 nov. 2013)

Il Club Alpino Italiano, forte dei suoi 310 mila soci, è il primo portatore di interessi verso l’escursionismo e l’alpinismo tant’è che le istituzioni statali si affidano ad esso quando c’è bisogno di manodopera gratuita e qualificata per intervenire sul territorio montano. Ad esempio, la Regione Piemonte nel 2009 ha cercato le oltre 80 sezioni Cai piemontesi per assoldare volontari affinché si tracciassero con il GPS i sentieri delle montagne piemontesi, allo scopo di realizzare il catasto regionale del patrimonio escursionistico. Il 13-14 giugno di quell’anno anche il sottoscritto partecipò al corso dopo essersi munito di dispositivo GPS a proprie spese (e non è stata l’unica sostenuta). Pensate che c’è chi si è talmente adoperato per tale missione – dimostrando encomiabile spirito volontaristico e di sacrificio per una giusta causa – da mappare ben 500 Km di sentieri negli ultimi anni. Questo signore, socio del Cai di Lanzo (ma potrebbe essere un qualsiasi altro volontario di una qualsiasi altra sezione Cai), ama l’escursionismo e i sentieri che consentono di praticarlo, soprattutto quelli storici, modellati dalla sapiente opera dei vecchi montanari che non avevano petrolio da estrarre ma gambe alimentate da niente. Bel messaggio ecologista-salvifico contiene un sentiero, vero? Soprattutto in questi tempi antropocenici.

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La sottile linea rossa

2016-04-24 004 (1024x683)Carta e segnaletica ci spingono sovente a frequentare la certezza. Un’escursione guidata dai bolli bianco-rossi e dalle frecce ci regala momenti molto rilassanti e piacevoli nelle Alpi. La mente è libera dall’ansia dell’orientamento perché ci pensano quei discreti simboli, in sintonia con la carta escursionistica, a direzionare i nostri piedi. Il resto è pura e totale immersione nella natura alpestre dove lasciare la nostra anima libera di vagare.
Oggi il vento da nord, che spazza le Valli di Lanzo, ci respinge dall’alta Val Grande dove avremmo voluto posizionarci per respirare gli ampi e suggestivi panorami della catena Gura-Mulinet-Martellot. Abbiamo bisogno di protezione da queste raffiche fredde che scendono impetuose dalla muraglia di roccia e ghiaccio. Le foreste che ricoprono il versante della media Val Grande ci attendono. Chi ama l’escursionismo quattro stagioni sa molto bene che il bosco è un alleato straordinario. In ogni periodo dell’anno, e con ogni tempo, ti protegge permettendoti di non rinunciare quasi mai a solcare sentieri. Continua a leggere “La sottile linea rossa”

La libertà delle scimmie

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Vi propongo due percorsi che conducono fra montagne bellissime e ovviamente – visto che siamo nati in un Paese che ama la libertà – voi sarete liberi di scegliere quale preferite: uno è stato creato dall’uomo che cammina, l’altro dall’uomo gommato. Visioni differenti ma, per fortuna, non viviamo come quelli dell’Isis e quindi possiamo scegliere dove posare i nostri piedi, soprattutto se cerchiamo la bellezza camminando.

Torniamo con i piedi per terra (quello di prima era un mondo fantastico): vi propongo due percorsi che vi conducono fra montagne bellissme: uno era stato creato dall’uomo che cammina – e ora non esiste più – l’altro è diventato una frazione, tutto sommato molto piccola, dei 30 km di piste forestali del PSR create nelle Valli di Lanzo che hanno spianato antichi sentieri, come quello che vedete in questa prima tornata di foto (subito qui sotto). L’altra carrellata vi mostrerà cosa è rimasto dopo la massima espressione di amore per la libertà dei comuni delle Valli di Lanzo, sponsorizzati, a suon di milioni, dall’Unione Europea (se non sapete di cosa parlo, leggete prima questo post). Continua a leggere “La libertà delle scimmie”

Un inno alla biodiversità alpina

2015-06-13 810 (1024x683)L’Italia detiene il record europeo della biodiversità in una superficie pari a un trentesimo di quella europea, con 55.600 specie animali (pari al 30% delle specie europee) e 7.636 specie vegetali (pari al 50% delle specie europee). Ne parla Piemonte Parchi.

Le Valli di Lanzo, pur non essendo un parco, non sfigurano minimamente in questo record anzi, offrono il loro contributo in maniera consistente: un vero serbatoio di biodiversità a due passi da Torino.

A proposito di biodiversità: se pensate che sia solo un’altra parola con cui monetizzare l’ambiente, mettendola sul mercato con la greeneconomy, allora provate a leggere questo articolo per comprenderne l’estrema importanza: sono i mattoni della vita sulla Terra.

Sabato scorso abbiamo incontrato alcuni di questi “mattoni”, in tutto il loro splendore, lungo il sentiero per il Monte Bellavarda (2345 m), montagna che tutti conoscono, anche i sindaci che non camminano. Siamo partiti da Lities (1144 m, Comune di Cantoira) con la paura di imbatterci nell’ennesima pista forestale che dovrebbe raggiungere la graziosa chiesetta di San Domenico (1772 m), situata in ambiente molto panoramico e suggestivo.
Continua a leggere “Un inno alla biodiversità alpina”

Il mega elettrodotto delle Valli di Lanzo

Panorama da Punta Serena
Panorama da Punta Serena con il Santuario di Sant’Ignazio sullo sfondo

[…] La diversità di paesaggi, specie e geni continua a diminuire nelle Alpi. Spesso le strategie e le normative a protezione della biodiversità non sono attuate efficacemente. Settori chiave quali l’agricoltura, l’energia o i trasporti hanno obiettivi in parte contrapposti. La pianificazione territoriale, anello di congiunzione tra questi settori, dovrà fare sì che la biodiversità e l’interconnessione ecologica non cadano vittime degli interessi di singoli soggetti. Perché la protezione della biodiversità sia riconosciuta come obiettivo sociale è necessario mettere in evidenza l’utilità degli ecosistemi funzionanti. La CIPRA è impegnata in questo senso fin dal 1952, anno della sua fondazione. E supporta i Comuni che svolgono un ruolo determinante ai fini della conservazione a lungo termine della biodiversità. […]
Dal Rapporto annuale 2014 Cipra Internazionale

Se avete voglia di capire qualcosa di più di questa opera ciclopica, vi suggerisco alcuni documenti per riflettere. Continua a leggere “Il mega elettrodotto delle Valli di Lanzo”