25 anni di Percorsi Occitani

Orizzonti distesi a mezzogiorno dalla cima di Rocca La Meja

Testo e foto di Toni Farina

Ancora a scrivere di Val Maira. Ma l’occasione dell’anniversario è troppo ghiotta. D’altronde un quarto di secolo sono davvero un bel traguardo per questo progetto di turismo dolce. Un’esperienza relativamente giovane, ma consolidata, anche grazie alla quale questa splendida valle della Granda è diventata un caso, un esempio.
Bisognerebbe fare come in Val Maira”, è un leit motiv diffuso. Ma dirlo è una cosa, farlo un’altra. Occorrono alcune condizioni non facili a trovarsi. Primo, nella valle in questione non ci deve essere “niente”. Che significa niente grandi e invasive infrastrutture turistiche. Secondo, occorre che si coaguli un drappello di amministratori locali preveggenti, un po’ visionari, dotati della capacità di vedere oltre, nel tempo e nello spazio. Terzo, un po’ di fortuna, o casualità. Forse il caso ha voluto che negli anni ‘80 giungessero da queste parti viaggiatori d’oltralpe, visionari anche loro. Viaggiatori curiosi che, sedotti dal “niente” della valle, con un passa parola capillare l’hanno “portata” nei loro paesi (in Germania soprattutto, molti cittadini tedeschi hanno letteralmente adottato la valle). Quarta condizione, ma non ultima per importanza, l’ambiente, o meglio, la morfologia, l’evoluzione geologica che ha disegnato un solco vallivo un po’ budello, tutto anse. Dove la strada pare fatta apposta per scoraggiare le visite frettolose.
Il niente della Val Maira è stata la premessa per progettare il “tutto”. Il turismo dei passi, del camminare, in ogni stagione. I Percorsi Occitani, un itinerario che in 14 tappe (e molte varianti) compie l’intero periplo della valle, toccando tutti i comuni. In 14 giorni si va da una valle laterale all’altra, tra boschi e altopiani, alpeggi e borgate. Ognuna con il suo posto tappa.
Una rete di locande accomunate da un’accoglienza di qualità: buon cibo, informazioni, gentilezza. E una navetta (lo Sherpabus) per la logistica, i recuperi e le emergenze.

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Monte San Bernardo – Val Maira

SantuarioLa partenza, da San Costanzo al Monte (siamo a Dronero in provincia di Cuneo), merita già un’escursione nella storia e nella leggenda racchiuse nel suo antico Santuario. Se una tal meraviglia fosse all’estero, magari in un paese nordico, ci sarebbe la coda fuori dall’ingresso… ed invece in una giornata di mezza primavera, non particolarmente bella, si sono presentati solo tre visitatori durante tutta la giornata.

San Costanzo, soldato della Legione Tebea (con la leggenda della sua decapitazione sulle pendici del Monte San Bernardo) i richiami al drago incatenato da San Bernardo da Mentone, la riserva naturale dei “Ciciu d’pera” che si trova poco distante, i racconti di origine pagana e i monaci benedettini che si presero cura dell’abazia e delle anime… sono tutti degni e succosi ingredienti per un altro post approfondito e per volare sulle ali della storia e della leggenda..

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Un giro in Valle Maira

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www.ilventofailsuogiro.com

Elva è un bellissimo villaggio alpino adagiato in un conca immersa nella Valle Maira. Per capire quella montagna, e cosa gli è successo quando l’impetuosa industrializzazione della pianura cuneese s’è portata via i suoi montanari, può essere interessante partire dall’editoriale di Marco Albino Ferrari, che ha scritto per il numero di  Meridiani Montagne sulle Alpi Occitane (n° 49 di marzo 2011), e poi magari vedere il film il cui trailer mi è subito piaciuto molto.

Dopodiché non resta che mettere lo zaino in spalla…

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Chersogno
Monte Chersogno (3026 m)

Elva, in Valle Maira, ha conosciuto un triste primato nazionale. Negli anni Ottanta è stato riconosciuto come il comune più povero d’Italia. Spopolamento, mancanza di risorse, assenza di un turismo di grandi numeri avevano portato il piccolo comune occitano a uno stato di semi abbandono. Poi, anche grazie al film Il vento fa il suo giro (a richiesta, in allegato), le cose hanno cominciato a cambiare e questi luoghi si stanno lentamente conquistando l’attenzione di un pubblico consapevole. Oggi la Valle Maira è al centro di un vero fenomeno di riscoperta da parte di quella minoranza di estimatori della cultura alpina che rifugge le mete del turismo di massa (vedi pag. 74 e 102). Le difficoltà, però, non sono certo finite. Il vero buco nero, il vero problema che continua a gravare su queste aree marginali è l’assenza di politica. Di una politica per la montagna. Con lo spopolamento degli anni Sessanta-Settanta, anche il serbatoio di voti delle vallate alpine è andato esaurendosi e la montagna è sparita dagli interessi elettorali dei partiti. Continua a leggere “Un giro in Valle Maira”