In ricordo di Carlo e Marina

Testo di Agostino Testa. Foto “I camosci bianchi”.

Domenica 22 maggio, la sezione CAI “Monviso” di Saluzzo ha organizzato una gita sociale al Rifugio Alpetto in Valle Po. Questa escursione è stata dedicata in modo particolare al ricordo dei nostri cari amici Carlo Mattio e Marina Zambelli, che ci hanno lasciato dieci anni fa.

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Il Sentiero “Carlo Mattio”

MattioSabato 30 novembre, durante una giornata nevosa, è stato inaugurato in Valle Po, alle pendici del Monte Bracco, il sentiero “Carlo Mattio” con la partecipazione di oltre 50 escursionisti CAI.

La mia esperienza di Accompagnatore di Escursionismo è iniziata proprio alle falde della Montagna di Leonardo, grazie agli stimoli e alla genuina passione escursionistica di Carlo Mattio che ci suggeriva con fervore di percorrere montagne con gli occhi aperti, volgendo il nostro sguardo dal basso delle punte degli scarponi alle altezze della cultura alpina.

Questo blog è nato anche grazie a lui e grazie ad altre stupende persone del CAI che con fervido spirito volontaristico mi hanno trasmesso la passione dell’andar per monti e il piacere di condurre con competenza altri escursionisti lungo gli infiniti percorsi delle montagne. A tutti loro sono oltremodo grato per gli importanti insegnamenti ricevuti.logo CAI escursionismo

Qui sotto trovate qualche foto della bellissima giornata trascorsa con il sempre entusiasmante spirito CAI. Alla fine della galleria trovate il link a flickr dove poter vedere lo slideshow con altre immagini (per vedere le foto a tutto schermo fate clic in basso a destra).

Qui per vedere lo slideshow su flickr
Qui per vedere le foto in galleria (sempre su flickr ma no slideshow)

Fame d’erba, desiderio di sé

… sapevo che un pensiero così (impropriamente “regalo”) fosse adesso più adatto a te che a me, Beppe…

Pastore

Chi può credere a persone come noi che reputano un libro “così” importante, in un mondo dove ogni giorno si santifica il superfluo, il non senso, amplificando all’inverosimile la dimensione del vuoto che rilascia il suo disarmonico pulsare?

Credevo che “Fame d’erba”, cercato per anni come un diamante raro, mi fosse necessario: necessario a quel che penso, a quel che la montagna mi concede di provare e di farmi vivere nonostante me stessa, a quel che ritengo essere il senso che la vita deve recare con sé. Valori che odorano-parlano-riflettono di umano.

E del suo patrimonio personale più immenso.

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