Camminare è magico, camminare trasforma. (Hamish Fulton)
Cesare Ferro Milone (1880 – 1934) – Escursione sulla mulattiera di Malciaussia – Anni ’20 – inizio anni ’30 (Museo Civico Alpino «Arnaldo Tazzetti» di Usseglio).Alta Valle di Viù, Valli di Lanzo.
Difficile oggigiorno posare i piedi su mulattiere così tirate a lucido nelle Valli di Lanzo. Ma questi erano sentieri per montanari, non per escursionisti. Ed era la normalità.
Un anello escursionistico alla scoperta dell’anima più autentica delle Valli di Lanzo
In Val Grande, nelle Valli di Lanzo, la “Seitiva” è una cresta a solatio che separa i territori dei villaggi di Lities (1144 m) e Vrù (1039 m), piccoli e deliziosi agglomerati alpini del Comune di Cantoira. La faccia esposta a ovest guarda verso Lities e verso la testata della Valle mentre quella rivolta a est precipita nel Vallone di Brissout, quello della Miniera della Brunetta e di Vrù da dove partivano i minatori per estrarne il talco. Questi due borghi, raggiungibili dal fondovalle sia in auto che a piedi, su mulattiere in pietra straordinarie, negli ultimi anni si sono risvegliati dal loro lungo letargo proponendo ai visitatori alcune interessanti attrazioni come il Museo diffuso “Ca’ dou Rousét“, grazie all’Associazione amici di Lities (su Fb, Instagram e YouTube), o il famoso presepe meccanico di Vrù, con l’Associazione Culturale “Francesco Berta” (su Fb e Instagram) che negli ultimi anni ha saputo presentare ulteriori aspetti culturali, soprattutto nel periodo natalizio grazie al presepe diffuso, che ha contributo molto alla conoscenza di questi angoli delle Valli di Lanzo, modellati dai ghiacciai pleistocenici e dalla sapienza e maestria dei vecchi montanari, come Francesco Berta, detto “Cichin”.
1 gennaio 2017. Panorama verso nord-nord-est da Santa Cristina (1340 m) con condizioni di innevamento molto simili a quelle incontrate durante il giro della Seitiva del 26 dicembre 2022. All’orizzonte lo spartiacque Val Grande-Valle Orco. Al centro si staglia la cresta della Seitiva, con Lities (1044 m) alla sinistra, mentre a destra si trova Vrù (1093 m). Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire e leggere i dettagliContinua a leggere “Il giro della Seitiva”→
Tratto dal libro Il segno dei giorni. Ricorrenze e tradizioni nelle Valli di Lanzo di Ariela Robetto (Daniela Piazza Editore, 2002).
N.B.: cliccando sul numero delle note, si apre un file in pdf dove le trovate tutte (per comodità di lettura, potete tenerlo aperto e consultarlo quando necessario; le note sono anche rintracciabili alla fine del post).
“Tempora temporale! Avessi digiunato alla vigilia di Natale!” esclamava Bàtistëtta Droetto, classe 1848, allorché, con occhio sgomento vedeva gonfiarsi le nubi da tempesta a tramontana, là verso l’Uja, verso il passo dell’Ometto, tanto basse da coprire i pascoli del Granmont, appena sopra Mondrone1. Uomo religiosissimo (il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo metteva a digiuno anche il suo bestiame) non sospettava certamente di rinnovare un’antica usanza pagana allorché faceva dipendere le rovine del temporale da un periodo da sempre considerato foriero di presagi come quello del solstizio d’inverno, riconvertito dalla cristianizzazione nelle festività per la nascita di Gesù Cristo.
Gli escursionisti che raggiungono Gias Nuovo Fontane, balcone straordinario sulla testata della Val Grande (la più settentrionale delle Valli di Lanzo), si trovano al cospetto di paesaggi grandiosi che lasciano senza fiato.
27 settembre 2020.Gruppo delle Levanne (versante sud-est), sulla cresta di confine con la Francia (Alta Moriana): dalla Punta Clavarino (3260 m), a sinistra, alla Levanna Orientale (3555 m), a destra. Foto scattata poco prima di toccare Gias Nuovo Fontane (1996 m)Continua a leggere “L’anello del Colle della Fea”→
Sedersi con le spalle all’ingresso del bivacco Molino (2283 m; Val d’Ala – Valli di Lanzo) ed osservare un branco di stambecchi che pascolano a pochi metri di distanza, è al contempo un evento inconsueto ed un’emozione straordinaria.
Dopo aver pascolato, il branco ha sfilato davanti a noi andando avanti e indietro in fila indiana, le femmine in testa e i piccoli al seguito, mentre alcuni esemplari sono rimasti appostati come sentinelle sulle prominenze rocciose, che si erigono alle spalle al bivacco.
Rintracciare una copia del libro Il glacialismo nelle Valli di Lanzo, di Federico Sacco, non è stato semplice. Qualche anno fa mi trovai in un vicolo cieco quando scoprii che una copia per la consultazione era disponibile all’Accademia delle Scienze di Torino ma per entrarci era necessario essere socio oppure farsi presentare da uno di essi. Successivamente mi venne in aiuto – ormai insperato – Giacomo Re Fiorentin, geologo dell’Arpa Piemonte.
Pubblicato nel 1928, sono riportate le memorie del Prof. Sacco sulle osservazioni e sugli studi del glacialismo delle Valli di Lanzo, corredato di carta glaciologica e fotografie.
Prima di continuare nella lettura di questo post, vi invito a guardare un paio di video per rendervi conto di quanto sta succedendo quest’estate in alta quota.
Sulle carte escursionistiche, sui programmi del Cai, tra le parole delle comitive di alpinisti, sui giornali si parla di “ghiacciai” quando in verità molti di questi, sulle Alpi piemontesi, sono diventati – purtroppo – “glacionevati” o più precisamente “fossili climatici” (G. Baccolo, 2020). I cambiamenti climatici sono rapidissimi e di conseguenza trasformano gli ambienti delle Alpi: quello che avveniva in centinaia di migliaia di anni, ora lo possiamo osservare nel giro di pochi decenni. Eppure tutto questo non ci scuote minimamente e continuiamo imperterriti a scaricare in atmosfera i gas serra che sono la principale causa di questa mostruosità.
Glacionevato della Ciamarella (alta Val d’Ala – Valli di Lanzo – Alpi Graie – Piemonte), 31/07/2022. Video di Ivano Ravicchio durante l’escursione all’Uja di Ciamarella (3676 m) del Cai di Lanzo Torinese.
Il primo ottobre dello scorso anno, con grande impegno ed entusiasmo, pubblico il post L’anello di Rocca Tovo ma se sapeste il tempo che ci ho dedicato, probabilmente mi dareste dello scemo.
Siamo in alta Val d’Ala, nelle Valli di Lanzo, e un sentiero storico è finalmente tornato in vita, consentendo di percorrere a piedi il versante Nord di Pian della Mussa, parcheggiando l’auto proprio sul confine con il Sito di Interesse Comunitario.
Tabella segnavia Cai – Regione Piemonte all’Agriturismo La Masinà, presente da diversi anni.
Wow! Finalmente si può fare escursionismo sul Piano senza percorrerlo con l’automobile per raggiungere qualche sentiero o qualche abbuffata in piole o pseudo rifugi? Ma davvero possiamo vivere quest’esperienza liberatrice? Finalmente non siamo condannati dai padroni del vapore (ops… del petrolio e affini, scusate) a pompare gas climalteranti in atmosfera proprio in habitat particolarmente pregiati e fragili? Finalmente possiamo indossare gli abiti di esseri umani non distruttori, ricercando una qualche forma (parziale, certo) di turismo sostenibile? Dopo anni di discussioni sulla necessità o meno di chiudere il S.I.C. Pian della Mussa al transito del traffico privato?
La seggiovia “Karfen” di Ala di Stura (siamo in Val d’Ala, Valli di Lanzo) è stata recentemente sequestrata. E’ La Stampa del 21 aprile scorso a darne notizia (qui l’articolo) e tra le righe del pezzo si parla – sorprendentemente – di paesaggio: secondo gli inquirenti non sarebbero state rispettate le relative norme.
Che ne sappiamo di paesaggio? Soprattutto di quello di montagna? E che cosa avrebbero combinato le ennesime ruspe sguinzagliate sui versanti all’ombra di Ala di Stura?
Un brandello di memoria lo si può tramutare in un’escursione al limite dell’impossibile? Ho recuperato un numero del 2015 della rivista “Panorami-Vallate Alpine”, che purtroppo ha chiuso i battenti, in un angolo buio e polveroso di uno scantinato. In quel cantuccio, uno scritto della cara amica Ariela attende di dimostrarti che il concetto di tempo (cronologico) è una pura invenzione umana. Aspetta di confermarti che semplicemente non esiste. È la coscienza l’ingranaggio del “tempo”. Sfuma in noi, lentamente ed inesorabilmente, mentre andiamo incontro alla vecchiaia. Abbiamo solo un’arma per tenerla vigile: la memoria, l’unica ed insostituibile “bomba nucleare” che possa annientare le ombre tenebrose che eclissano la coscienza.
Il Monte Plu (2196 m) sorge completamente in Val d’Ala (la mediana delle Valli di Lanzo) e dalla sua cresta orientale, che forma una lunga spalla rocciosa, si staccano tre distinti crestoni. Da ovest: lo Sperone Grigio, la Cresta Bottoe la Piramide. Verso sud-est, invece, precipita nel Vallone di Crosiasse la “Cresta della Scuola“. Tra queste rocce, situate in un ambiente estremamente selvaggio, solitario e tetro, si sono cimentati alpinisti del calibro di Boccalatte, Motti, Manera, i fratelli Piero e Lino Fornelli, Dionisi…
A = Monte Plu (2196 m); B = Sperone Grigio; C = Cresta Botto; D = Piramide; E = colletto “Alpe il Tourn”; (1620 m); F = borgata Monaviel (1280 m); G = casolari Vieia (1350 m); H = Cresta della Scuola(foto ed elaborazione camosci bianchi).
L’autunno è la più intima delle stagioni e Lia in questo scritto si lascia dolcemente andare ai ricordi della sua infanzia.
E’ arrivato l’autunno: gli alberi si spogliano delle loro chiome, i prati piano piano perdono il loro colore, la terra si avvia al sonno invernale. Presto arriverà la neve, in passato questa era la stagione autunnale, ma purtroppo non è più così: il tempo, le stagioni sono cambiate.
Un tempo cadeva tanta neve e per chi abitava in montagna la vita diventava più difficile.
È ormai trascorso più di un secolo da quando les touristes scoprirono il piacere di inerpicarsi sui bricchi alpini. Da luogo di fatica e lavoro per molti, le montagne divennero luogo di svago per pochi. Prossime alla pianura, le Valli di Lanzo parteciparono di buon grado a questa trasformazione epocale. Non c’erano strade per salire ai borghi più alti, ma non era certo la mancanza di comodità a frenare i signori, avidi di altezze, ansiosi di respirare l’aria fina dei 3000. Un privilegio il loro: farsi accompagnare da Antonio Castagneri (Tòni dìi Toùni), emerita guida balmese, a “conquistare l’inutile” e vantare poi le gesta nei salotti buoni della città.
Gli escursionisti provetti che risalgono in auto tutta la Val d’Ala (la mediana delle Valli di Lanzo), per guadagnare il Pian della Mussa (1800 m), difficilmente si accontenteranno di salire sulla vetta di Rocca Tovo che è alta “solo” 2298 metri e richiede poco meno di due ore di marcia per raggiungerla.
Intorno a questo ex lago di origine glaciale -il Piano-, su cui passa la Strada provinciale 1 delle Valli di Lanzo, ci sono vette molto più accattivanti che possono attirare le loro ambizioni.
Nei giorni scorsi il quotidiano La Stampa e altri giornali locali hanno dato spazio ad una serie di articoli (qui per visionarli) in cui si parla di un progetto di estrazione mineraria nella zona di Punta Corna nel Comune di Usseglio, in alta Valle di Viù (Valli di Lanzo). Il progetto è in realtà avviato da qualche anno, ma i quotidiani lo riportano giustamente al dibattito pubblico dato che quest’anno l’azienda titolare, l’australiana Alta Zinc Ltd, ha rinnovato la richiesta per proseguire ed estendere l’area in cui effettuare sondaggi alla ricerca di cobalto, argento e metalli associati nella zona di Punta Corna. I permessi di ricerca sono stati avanzati anche per i comuni di Balme e Lemie.