¡Por fin en Casa!

IL MOVIMENTO DELLE DONNE SOLITARIE.

Testo di Ilenia Zaccaro. Foto di Ilenia Zaccaro e Andrea J.

Pernottamento nel Salar de Uyuni in Bolivia

A 26 anni ho iniziato a viaggiare sola, sia a piedi che in bici: Italia, Europa, Sud America e India. Il viaggio che vi racconto qui inizia il 1° settembre 2023, a 34 anni, direzione Bolivia. Ho percorso circa 4700 km tra Bolivia, Argentina e Cile: sono partita da La Paz in Bolivia e ho raggiunto El Blanco, nella Patagonia Cilena.

Il paesino di Suipacha è diventata la patria della Bolivia, nel 1810, dopo la prima vittoria dell’esercito boliviano e argentino contro l’impero spagnolo ed io mi trovo catapultata qui, è il 3 ottobre 2023. Sono all’interno del cortile della scuola primaria, seduta sugli scalini, potrò dormire con la mia tenda nella sala dei docenti, sia questa notte che domani, in attesa che arrivi giovedì.
Solo ieri ero altrove, trascorrevo la notte in una stazione di rifornimento di benzina a Tupiza e poco prima chiacchieravo con Bob, ciclo-viaggiatore ottantenne che, partito dall’Alaska, si dirigeva a Ushuaia (capoluogo argentino della Terra del Fuoco, Antartide e Isole dell’Atlantico del Sud).
Ogni giorno è una scoperta, dai luoghi attraversati alle persone incontrate e alla cultura, dalle condizioni climatiche e il cibo acquistato al mio stato d’animo e alla consapevolezza di me stessa. Mi lascio guidare dall’intuito, il sesto senso che ha preso il sopravvento in questo primo mese di viaggio in Sud America e mi servirà più che mai anche per i prossimi. Non so ancora quanto tempo viaggerò quaggiù, mi sono impegnata tanto per arrivare a questa condizione di libertà perché è così che voglio vivere.
Ora riavvolgo il nastro del tempo all’indietro, stavo accostando la bici vicino ad un muretto laterale della scuola di Suipacha mentre sorridevo alle mamme diffidenti in attesa dei loro figli; ero lì attratta dal vociferare di bambini e dal voler prolungare la mia permanenza in Bolivia, ancora di qualche altro giorno, prima di varcare la frontiera argentina. Percepivo la netta sensazione che da un momento all’altro si sarebbe creata una nuova situazione tutta da vivere, anche se non ero al corrente di cosa si trattasse. I bambini nel frattempo erano usciti, ero accerchiata e sommersa di domande.

Mi fermo a parlare con la signora Andrea alla quale non sfugge nulla e con il direttore della scuola, per conoscere di più la vita che conducono in questo paese: scopro con amarezza il frequente abbandono scolastico in risposta alle richieste di lavoro nelle miniere, per non parlare delle gravose conseguenze. Gli alunni mi travolgono con la loro curiosità e io desidero “sfamarli”.
Quel giovedì ho voluto trasportare ciascun bambino lontano dai pensieri ordinari, raccontando di me e dell’importanza straordinaria di studiare e viaggiare, enormi opportunità per ampliare i propri orizzonti e poter scegliere il meglio per sé. All’indomani salutavo tutti con la speranza commovente tra le mani di aver gettato semi a volontà, seppure in un terreno veramente ostico.
Mi nutriva la bellezza dei rapporti umani che ho instaurato, la gentilezza nei gesti, la solidarietà e gli aiuti, la premura e l’amore; avevo sperimentato più volte la sensazione di “casa” negli abbracci e sorrisi delle persone e nei giacigli di madre natura; non avevo ancora lasciato la Patagonia Argentina per entrare in Cile, eppure quel sentirmi al sicuro, che ho a lungo ricercato, era magicamente dentro di me. Era la sera della viglia di Natale, il sole mi accarezzava la schiena, pedalavo nel silenzio più amorevole in assoluto che io abbia mai ascoltato, lontana centinaia e centinaia di km dal prossimo paese, eppure ero arrivata a casa. Benvenuta Ilenia!

Il giorno dopo, ho scelto di trascorrere il Natale pedalando completamente da sola, in compagnia dei miei sentimenti, tra la natura e la strada, senza incontrare nessuno fino all’indomani.

Vigilia di Natale sulla ruta 40, provincia Chubut – Patagonia Argentina

Biografia
Sono Ilenia Margherita Zaccaro, sui social FaroVia (1989). Ho conseguito la laurea magistrale in Politiche e Servizi Sociali a Milano e sono una Guida Ambientale Escursionistica. Lavoro nelle scuole e in natura. In estate spesso mi occupo insieme ad un gruppo di colleghi di Terapia della montagna a favore di gruppi “fragili” (minori allontanati dalle loro famiglie per maltrattamento, minori e adulti con tratti psichiatrici e/o disabili, persone che scontano pene alternative al carcere, ex- tossicodipendenti, ecc.).

Ricerco la bellezza della Vita e l’espressione di me stessa. Amo i lunghi Cammini a piedi, la tenda e il fornellino e ciò che mi riporta in contatto con la natura e con l’essenza delle persone. Nel 2017 mi appassiono ai ciclo-viaggi. Non mi piace seguire tracce ben definite, bensì “grandi” direzioni, nella vita come nei tragitti; mi lascio guidare dall’intuito, dalle sensazioni e da chi incontro lungo il percorso. Cerco e amo la libertà.

Contatti social: Instagram farovia_, Facebook FaroVia, Youtube FaroVia.

Ilenia Margherita Zaccaro 23/05/2024


¡Por fin en Casa! significa “Finalmente a casa!”, in lingua castigliana.

Nel bellissimo video seguente Ilenia racconta la sua solitaria esperienza nel Salar de Uyuni: un’idea di ciò che si può fare con una bicicletta e un pizzico di follia.

Un pensiero riguardo “¡Por fin en Casa!

  1. E’ davvero casuale il fatto che due post consecutivi abbiano come protagonisti donne e biciclette. Entrambi narrano di Libertà e lo fanno con una semplicità straordinaria. Lo ha fatto Viola e lo stanno facendo le donne di questo “movimento”, come Ilenia, l’ultima protagonista di questa rubrica.

    Oggi sentiamo dibattere sovente sulla libertà: si tirano in ballo i fascisti (che serpeggiano abbondantemente lungo lo Stivale, e non solo), i nazisti, i sovranismi, i nazionalismi e molte altre “sovrastrutture” mentali che nascono dalla paura e che non portano da nessuna parte, solamente a sbattere contro un muro, senza capirci niente. Nemmeno quelli che sono dalla parte sbagliata della storia ci capiscono qualcosa: sono dei poveri disperati che credono che cavalcando l’estremismo nero si possa arrivare da qualche altra parte che non sia il baratro.

    Non serve parlare di libertà. Bisogna praticarla, assiduamente e le donne del movimento lo fanno con una costanza ed una fede che non ha limiti.

    Provate ad esempio a viaggiare con Ilenia, che attraversa lentamente e da sola confini, incontra culture diverse, persone diverse, ambienti diversi. Pensieri diversi. Immaginate di non seguire tracce ben definite, bensì “grandi” direzioni. E immaginate anche di perdervi. Poi subito dopo questa idea di libertà (grande), pensate ai nazionalismi, ai confini, ai sovranismi, al razzismo e a tutte quelle gabbie mentali strumentali ai dittatori della peggior specie che sanno pescare nel torbido dell’animo umano e sono maestri ad alimentarlo.

    Mettetevi invece nei panni di Ilenia (ma anche di tutte le donne di questo movimento) con la sua bicicletta e il suo coraggio e poi pensate a quanto stanno prendendo forma in Europa quelle “prigioni”. Pensate soprattutto a quanto sia doveroso per ognuno di noi combattere la paura e la conseguente ricerca illusoria dell’“uomo forte” che ci accompagni lungo rotte sicure, senza rischiare di perdersi.

    Questa rubrica di donne solitarie in movimento, voluta da una donna che ha conosciuto la follia della “gabbia”, è stata capace, racconto dopo racconto, di far crescere in me una sensazione, prima che idea, alta e profonda di Libertà, seguendo le “grandi” direzioni delle donne. E a loro sono grato perché ho capito molto dei miei limiti di maschio.

    Se desideriamo davvero rinvigorire la concezione di un’Europa che poggi sulle fondamenta della Libertà, allora dobbiamo ascoltare le donne coraggiose del mondo e quelle che attraversano il mondo, mentre combattono le peggiori paure.

    Quanti di noi avrebbero il coraggio di partire da soli per il mondo con una bicicletta? Facendo affidamento solo a noi stessi, alle nostre risorse mentali ed umane? Osservate quegli occhi e quel sorriso. Portano ovunque ci sia uno spazio libero, dove far respirare l’anima.

    La forza, il coraggio, la sensibilità, l’empatia che contraddistinguono queste donne sono da inseguire, da osservare, da ascoltare. Da capire. Perché con i loro corpi in movimento sanno comunicare l’essenzialità di questa parola così vituperata.

    C’è qualcosa di potente in loro. Forse è per questo che da sempre hanno fatto temere noi deboli maschi che come “grandi direzioni” abbiamo scelto (e scegliamo) soprattutto quelle della forza e della violenza fisica, quella dell’oppressione e quella delle armi con cui soggiogarle.

    Perché quando si porta all’estremo il concetto di libertà, si sconfina nell’anarchia. E questo, ovviamente, non fa molto piacere a chi vuole comandare (politico o religioso che sia ) ad ogni costo e con ogni mezzo.

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