Restituiteci il Referendum e la Democrazia

“Con un atto liberticida e antidemocratico il Consiglio Regionale del Piemonte e la Giunta presieduta dal leghista Cota hanno abrogato la Legge sulla caccia, cancellando di fatto il Referendum regionale, fissato per il 3 giugno.

Questo è avvenuto a trenta giorni dalla data della consultazione, quando la macchina referendaria era già attiva da mesi e aveva già coinvolto migliaia di volontari. L’arma utilizzata per raccogliere consenso intorno a questo scippo senza precedenti è stata quella crisi economica che questa stessa classe politica ha contribuito a generare!

Così, tramite uno scientifco ribaltamento della realtà, i referendari sono stati dipinti come coloro che volevano sperperare 22 milioni di Euro (cifra, peraltro, campata per aria) mentre in Giunta tutti si dichiaravano – per la prima volta – preoccupati per coloro che stanno peggio, speculando in modo inaccettabile sui drammi reali delle persone ammalate, degli anziani con pensione al minimo, dei disabili, dei disoccupati, dei precari.

Continuate a leggere qui: www.referendumcaccia.it/

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Difendiamo la Democrazia da chi ce la vuole scippare con scuse inammissibili.

Se evitiamo di concedere un sacrosanto diritto democratico ai cittadini piemontesi dopo 25 anni di battaglie legali, per evitare di spendere 22 milioni di euro, allora ci siamo davvero giocato tutto in questa nostra epoca. E’ vergognoso fare leva sull’emotività della gente per annullare uno strumento così importante di democrazia diretta.

Personalmente ritengo che la Democrazia non ha prezzo e tutti noi siamo chiamati a difenderla sempre e a qualunque costo. Non ci sono scuse perché in gioco c’è la nostra libertà.

Leggete anche l’opinione del bravissimo Massimo GramelliniLa Parata più bella– in merito alle Festa delle Repubblica del 2 giugno prossimo che per qualcuno sarebbe da annullare per evitare di spendere soldi: denaro che  dovrebbe invece essere indirizzato per contribuire a ricostruire il Modenese sconvolto dal terremoto.  Qui l’articolo nel suo “Buongiorno” del quotidiano La Stampa di ieri.

3 pensieri riguardo “Restituiteci il Referendum e la Democrazia

  1. Dal blog di Grillio:(http://www.beppegrillo.it/2012/01/loro_sono_loro_e_noi_non_siamo_un_cazzo.html)

    “La caccia sta diventando il simbolo del modo distorto in cui l’Italia e la politica stanno trattando la democrazia. Nel 1987 vennero raccolte oltre 60 mila firme per un referendum sulla caccia in Piemonte per limitare e regolamentare l’attività venatoria. I quesiti chiedevano ai cittadini se erano favorevoli a regolamentare l’attività venatoria:

    a) protezione per 25 specie selvatiche oggi cacciabili (17 specie di uccelli e 8 specie di mammiferi)
    b) divieto di caccia sul terreno innevato
    c) abolizione deroghe limiti di carniere per le aziende faunistiche private
    d) divieto di caccia la domenica.

    Nel 1988 invece di indire il referendum, Giunta e maggioranza di centro-sinistra eliminano la legge su cui il referendum andava ad abrogare i punti, aprendo un contenzioso di 24 anni e 9 gradi di giudizio. Alla fine, con sentenza 1896 -29-12-2010 della Corte di appello di Torino è sancito il diritto al referendum. Ma la Giunta leghista pare avere un forte legame con la lobby dei cacciatori e fa di tutto per liberalizzare la caccia, in direzione opposta rispetto al referendum. Così, mentre siamo in Commissione ad analizzare 6 testi di legge presentati dai consiglieri, con un colpo di mano legislativamente e politicamente “eversivo”, nei confronti del Regolamento e delle prerogative del Consiglio, l’Assessore Sacchetto, presenta un emendamento che ripete quanto successo nel 1988: abroga integralmente la l.r. 70 del 1996, legge quadro in materia di caccia, facendo decadere tutte le proposte di legge dei consiglieri, di maggioranza e minoranza, nonchè lo stesso, attesissimo, referendum sulla caccia che da sentenza della Corte si dovrebbe svolgere in primavera.
    Il presidente della Commissione Vignale (PDL) e l’Assessore Sacchetto (Lega), su input di Cota, hanno affermato che il costo di un referendum (circa 20 milioni di euro) è troppo elevato e la Regione oggi, in esercizio di bilancio provvisorio, non avrebbe le risorse. Abbiamo ribattuto che allora nel 2015 potremmo non fare le elezioni regionali visto che hanno un costo. Può l’esercizio della democrazia essere limitato dalla presunta carenza di soldi (che però per le campagne pubblicitarie per il TAV ci sono)? Secondo noi no, per il centro-sinistra e centro-destra sì.”

    Davide Bono e Fabrizio Biolè – consiglieri regionali

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