Ho incontrato Marco Blatto al Camussot durante la serata sulla prima italiana alla nord dell’Eiger presentata da Andrea Mellano. Abbiamo parlato del Piano di Vassola e lui, con grande disponibilità, mi ha inviato questa sua bellissima presentazione geomorfologica. Lo ringrazio tanto per avermi concesso l’opportunità di pubblicarla in questo blog che mi permetterà di esprimere, nel prossimo post, le mie personalissime considerazioni su certe discutibili scelte politiche che tendono a sottrarre a tutti noi questi meravigliosi ambienti che dovrebbero invece essere tutelati e curati soprattutto considerando le potenzialità del turismo escursionistico.
Per paesaggio originario, s’intende, in genere, quel paesaggio legato agli elementi dell’origine: l’acqua e la pietra. Possiamo poi far coincidere l’idea di un paesaggio originario con quella di paesaggio naturale, secondo quanto asserisce Schiller: “natura è vita spontanea, il sussistere delle cose per sé stesse, l’esistenza secondo leggi proprie e immutabili”. La trasformazione del paesaggio originario/naturale è frutto di un processo durato milioni e milioni di anni, durante i quali, l’acqua e la pietra, elementi primordiali, hanno spesso “dialogato” tra loro. Quando 20 milioni di anni fa la catena alpina era pressochè costituita, furono gli agenti atmosferici, le acque ruscellanti e i fiumi a eroderne le rocce, disegnando i versanti, le valli e dunque un primo abbozzo di paesaggio naturale. Circa un milione di anni fa, sul finire del Pleistocene, il clima subì un profondo mutamento, caratterizzato da un progressivo raffreddamento.
Sulla morfologia fluviale s’impose quella glaciale, tanto che, le valli alpine, si ritrovarono occupate da enormi ghiacciai che per effetto della gravità defluivano verso il loro sbocco con la pianura. Anche la Val Grande di Lanzo, durante tutto il Pleistocene Superiore (Riss – Würm, 127000 – 10000 anni fa), era interessata da un poderoso apparato glaciale. Durante la sua lenta discesa verso valle, esso si comportava come un fiume: trasportava massi e detriti (al suo interno e sulla sua superficie), sradicava le rocce più “tenere” dal fianco vallivo, modellava e “lisciava” quelle più dure. Questo apparato glaciale riceveva apporto di ghiaccio anche da piccoli tributari laterali, che a loro volta occupavano altrettanti valloni. Ed è qui che entra in scena il nostro prezioso Vallone di Vassola.
Per avere una testimonianza diretta di questa fantastica storia, basterà osservarlo con un po’ di attenzione. Quando alla fine del Pleistocene, l’apparato glaciale principale della valle regredì fino a confinarsi negli alti circhi della sua testata terminale (dove in piccoli e ridotti bacini appare ancor’oggi), nei valloni tributari come quello di Vassola (o Unghiasse, Vercellina ecc..) il ghiaccio si estinse completamente. Il Vallone di Vassola si trovò così ad essere una “valle sospesa” sulla Val Grande. La maggiore potenza del ghiacciaio principale aveva infatti prodotto un notevole gradino, che nei millenni a seguire fu “ammorbidito” dal Torrente Vassola (e lo è tutt’ora, almeno fino a quando questa condizione naturale perdurerà). L’apparato glaciale tributario che interessava il nostro vallone, ha lasciato però dei segni evidentissimi di questa affascinante evoluzione millenaria. Questa morfologia, è dovuta anche alla natura delle rocce che ne costituiscono l’ossatura: gli ortogneiss. Sono queste rocce eruttive metamorfiche, costituite di quarzo, ortoclasio, plagioclasi, miche, pirosseni e anfiboli.
A seconda del grado di metamorfismo subito (per temperatura e pressione), queste rocce possono essere più o meno friabili. Gli gneiss dell’alta Val Grande, fanno parte della “cupola” di rocce cristalline del Massiccio del Gran Paradiso e iniziano in modo significativo proprio a partire dal Vallone di Vassola. Sul margine del vallone inciso dal Rio Paglia, essi sono a contatto con un’altra unità strutturale detta Zona piemontese, dove affiorano
invece le metabasiti, rocce anch’esse metamorfiche che altro non sono che lembi dell’antica crosta oceanica del bacino della Tetide richiusosi con il riavvicinamento degli antichi paleocontinenti (africano ed europeo). A est di Vonzo potete osservare queste rocce sui contrafforti sud – occidentali della Bellavarda, mentre, se vi sposterete a est presso Chiappili, entrerete nel regno degli gneiss.
Dunque sulle rocce gneissiche di Vassola, si è sovrimposta la morfologia glaciale che ha lasciato diverse forme, oggi visibili, di erosione e di deposito.
La morfologia d’erosione è ben osservabile sul profilo del vallone che, seppure talvolta mortificato dal detrito di falda prodotto dai movimenti gravitativi di versante, appare ancora chiaramente a “U”. Caratteristici sono i “gradini di valle”, osservabili per esempio sul margine inferiore del Piano di Vassola (dove si vorrebbe costruire oggi il bacino di captazione), al piano del Vailet e nel bacino ove sono ubicati i laghi del Seone. Altri prodotti dell’erosione (esarazione) sono le caratteristiche rocce montonate (rocce arrotondate), che affiorano nel Piano di Vassola, in tutto il solco e sui fianchi del vallone e nei pressi dell’Alpe Pian di Lee. La parete rocciosa detta localmente Testa Rebbo, mostra al centro il segno dell’antica spinta glaciale, così come le rocce sottostanti la Daia.
Altra testimonianza delle glaciazioni del Pleistocene sono i laghi d’escavazione del Seone, di Nora e di Pian di Lee (quest’ultimo quasi colmato). Tra le forme di deposito glaciale numerosi massi erratici lungo tutto il vallone (eloquenti quelli del Pian di Lee).
Il Piano di Vassola, è impostato su un’antica morena würmiana, in parte sovralluvionata. Un “museo alpino” a cielo aperto dunque, per chi abbia occhi per vedere e creda che la valorizzazione del paesaggio naturale sia un bene inestimabile. Dice J.Ritter “paesaggio è natura che si rivela esteticamente a chi la contempla con sentimento”. Una capacità che oggi appare quasi del tutto perduta.
Marco Blatto
Marco Blatto, cantoirese, è giornalista, scrittore, e studioso delle Alpi Graie Meridionali. Accademico del GISM e membro dell’Alpine Club britannico, ha scritto numerosi libri sulle Alpi occidentali ed ha vinto il premio nazionale d’alpinismo e cultura “De Simoni” 2003 . Si occupa di storia del paesaggio e di geografia alpina in vari progetti, editoriali e divulgativi.
by Beppeley
Grazie a Marco Blatto per la sua disponibilita'.Mi vien di nuovo voglia di partire con la piccola tenda e rifare il giro Vassola-Laghi del Seone-Laghi d'Unghiasse…. e girovagare…. posti fantastici.Serpillo
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la scorsa settimana ho avuto il piacere inseme alla mia piccola famiglia e ad alcuni compagni di viaggio di arrivare attraverso i sentieri su : quello che io chiamo il "paradiso sulla terra " sul Vallone di Vassola e sul suo Rio.abbiamo trascorso una magnifica giornata ammirando il panorama circostante e la pace silenziosa che vi regna – il luogo in cui i pensieri possono viaggiare liberi senza i soliti molesti rumori di sottofondo del vivere quotidiano.consiglio a tutti gli amanti della montagna di dedicarsi una giornata per ritrovar se stessi e il silenzio in questa bellissima valle. proteggiamo questi luoghi in quanto questi sono luoghi di benessere ciao a tutti Carmela Di Blasi
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Ciao Carmela,E' un piacere incontrare persone che amano in questo modo il meraviglioso "paradiso sulla terra".Anche solo il semplice passeggiare su questo pianoro, ti aiuta a caricare le "batterie", difendiamo la Vassola!Ciao, a presto per un'altra passeggiata al Vallone Vassola!!Rok 64 (Piero di Vonzo)
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