Ghiacciai delle valli di Lanzo – Osservazioni 2017

Ghiacciaio di Sea e Uja di Ciamarella (3676 m) visti da NE-Foto Camosci bianchi – Agosto 2017

Testo e foto di Franco Rogliardo
(tutte le foto sono ingrandibili cliccandoci sopra due volte)

Note generali

Prosegue anche nel 2017, come nelle due precedenti annate, il depauperamento delle masse glaciali, il quadro complessivo dei ghiacciai delle Valli di Lanzo è estremamente negativo. La stagione di ablazione Maggio-Settembre 2017 è stata la terza più calda degli ultimi venti anni, dopo l’estate torrida del 2003 e la quasi altrettanto calda del 2009. La fusione primaverile iniziata a Maggio ha registrato nei mesi a seguire una brusca impennata, le ondate di calore estivo hanno rapidamente fuso quasi tutta la neve invernale entro la metà di Agosto. Dei sedici ghiacciai osservati solamente 6 conservavano ancora un buon innevamento residuo: Mulinet Sud e Nord, Martellot, Talancia-Girard e Levanna Sud e Nord, tutti situati al piede della catena alpina Monfret-Levanna Orientale sopra il paese di Forno A.G.. L’ablazione è poi proseguita sino ad inizio Novembre (con il mese di Ottobre insolitamente tiepido) causando la scomparsa generalizzata del manto nevoso stagionale sulla quasi totalità degli apparati. In tardo autunno tutti i ghiacciai soffrono di scarsa o assente alimentazione, evidenze di fusione profonda si osservano anche nei settori più elevati dei bacini di raccolta; sensibilmente meno penalizzati i ghiacciai situati lungo la catena alpina Monfret-Levanna Orientale, dove il ghiaccio ha cominciato ad affiorare solo nella seconda metà di Agosto, e l’ablazione diretta sul ghiacciaio si è così limitata alle dieci settimane di fine estate inizio autunno.
Ghiacciaio Croce Rossa e Glacier d’Arnès (Francia): ad inizio Settembre risultavano scoperti quasi completamente (anche alle quote più elevate) dalla neve invernale, rimarranno in ablazione sino ad inizio Novembre.

Ghiacciaio Croce Rossa e Glacier d’Arnès (Francia) – Settembre 2017
Osservazioni dei ghiacciai

Ghiacciai: Rocciamelone, Bertà, Pera Ciaval. La neve residua invernale è sostanzialmente scomparsa su tutta la superficie dei ghiacciai, sensibile e generalizzata riduzione di spessore in tutti e tre gli apparati, come ben messo in evidenza dall’emersione di alcuni nuovi settori di substrato roccioso anche alle quote più elevate. In particolare nel Glacionevato di Pera Ciaval lo smagrimento è evidente nel corpo inferiore che appare in forte disfacimento e di spessore ormai esiguo.
E’ visibile l’esiguo spessore del ghiaccio (Pera Ciaval corpo settentrionale inferiore), la lingua glaciale è prossima alla estinzione.

Glacionevato Pera Ciaval – Agosto 2017

Il glacionevato del Servin appare sostanzialmente invariato. La testata del vallone Servin è completamente priva di neve stagionale, solo le placche glaciali che compongono l’apparato situate alla base degli ombrosi versanti settentrionali Servin-Barale-Ortetti conservano ancore un esiguo innevamento residuo.

Ghiacciaio Bessanese. Quasi del tutto privo di neve residua dell’annata, ad eccezione di un’orlatura nei settori apicali del collettore oltre i 3120 m ed alcuni lembi anche estesi di genesi valanghiva nel settore inferiore meno acclive della lingua meridionale d’ablazione. Il ghiacciaio è in accentuata contrazione. Nel bacino collettore a quota 3010 m l’emersione di una barra rocciosa denuncia un assottigliamento del ghiaccio, avvenuto negli ultimi 10 anni, di circa 5 m; poco più in basso a quota 2960 m la riduzione di spessore misurata negli ultimi due anni è di 2.5 m, portando cosi a ben 16 m la riduzione di spessore totale dal 1990; molto negativo è che le perdite di massa glaciale avvengano anche nel settore più elevato del ghiacciaio dove dovrebbe accumularsi la neve invernale e formare nuovo ghiaccio. La lingua di ablazione (adagiata lungo la morena laterale sinistra della Bessanese), sempre meno alimentata dai settori superiori , evidenzia a quota 2800 m il distacco della porzione inferiore della lingua dalla parte superiore ancora dinamicamente attiva e collegata al bacino collettore del ghiacciaio. Il settore inferiore privo di dinamica, in forte contrazione e coperto da abbondante detrito, giunge ancora ai margini del Crot del Ciaussiné dove registra un arretramento frontale (rispetto al 2015) di 24 m.
Il ghiacciaio è quasi del tutto privo di neve residua invernale, visibile il detrito superficiale e le crepacciature.

Ghiacciaio Bessanese – Settembre 2017

La lingua meridionale ancora dinamicamente attiva, appare in forte assottigliamento, negli ultimi 2 anni ha perso 3 m di spessore.

Ghiacciaio Bessanese – Settembre 2017

Ghiacciai: Pian Gias, Collerin d’Arnas. I ghiacciai si presentano pressoché privi di neve residua dell’annata. Al controllo fotografico il Ghiacciaio del Collerin d’Arnas appare complessivamente in forte riduzione, in ampiezza e spessore, con evidente aumento dell’estensione delle emergenze rocciose presenti al centro della lingua. Il Ghiacciaio di Pian Gias pare non aver particolarmente risentito dell’ablazione estiva, in virtù della consistente copertura detritica superficiale, ma verosimilmente l’evoluzione del ghiacciaio è nel suo complesso certamente negativa.
Ghiacciaio Collerin d’Arnas: in aumento l’estensione delle emergenze rocciose al centro della lingua per l’assottigliamento del ghiacciaio.

Ghiacciaio Collerin d’Arnas – Settembre 2017

Ghiacciaio Ciamarella. Sul ghiacciaio è sostanzialmente assente la neve stagionale salvo chiazze sparse nei settori apicali del collettore. Risulta particolarmente smagrito, ridotto sia in spessore che in estensione. Completamente scomparso l’esile scivolo glaciale che si protraeva ancora nel 2016 sino a quota 3095 m, ultima testimonianza della potente lingua centrale che caratterizzava questo ghiacciaio (spessore della lingua nel 1990 circa 25 m). Il margine frontale attestato ora a monte della gradinata rocciosa registra il drastico arretramento di 125 m. Dall’inizio delle rilevazioni intraprese nel 1960 il regresso totale della lingua è giunto a ben 266 m.
Ad inizio Settembre la neve residua è quasi assente, anche nei settori più elevati.

Ghiacciaio Ciamarella – Settembre 2017

Dal confronto è visibile la scomparsa della lingua centrale.

Lingua centrale: nel 1990 la colata glaciale spessa circa 25 m ricopriva tutta la scarpata rocciosa attestandosi nella posizione ora occupata dal piccolo lago.

Ghiacciaio Ciamarella – Settembre 2017

Ghiacciaio Tonini. La neve residua ricopre solo i settori superiori del bacino collettore approssimativamente oltre quota 3220 m, l’accumulo nevoso non è certamente sufficiente al mantenimento del ghiacciaio nella sua attuale estensione e potenza. Continua la fase di riduzione generalizzata della lingua ablatrice, rispetto al 2015 si riscontra un forte depauperamento della massa glaciale, che appare complessivamente assottigliata ed in sensibile contrazione, la fusione della lama di ghiaccio più avanzata determina il consistente arretramento frontale di 41 m.
Foto 9: settore frontale del ghiacciaio in forte assottigliamento e contrazione frontale, la parete Nord della Uja di Ciamarella (ancora parzialmente glaciale sino a metà anni ‘90) è da alcuni anni interamente rocciosa.

Ghiacciaio Tonini – Agosto 2017

Ghiaccio di Sea. L’innevamento residuo è pressoché assente. L’apparato appare in forte sofferenza, nuovi affioramenti rocciosi evidenziano, rispetto al 2015, una diminuzione di spessore glaciale di circa 3.5 m. La sottile placca di ghiaccio che al centro della colata si protraeva negli scorsi anni sino a quota 2735 m è ora quasi completamente scomparsa, determinando l’accentuato arretramento di 33 m (rispetto al 2015).
Dal confronto 1988-2017 emerge il forte ingracilimento del ghiacciaio di Sea e la scomparsa della potente seraccata Tonini che lo alimentava.

Ghiacciai: Sud e Nord del Mulinet, Martellot, Talancia-Girad, Sud e Nord della Levanna Orientale. Questi ghiacciai controllati a metà Agosto erano tutti coperti da spessori significativi di neve invernale e verosimilmente in condizioni stazionarie. Osservati a distanza ad inizio Novembre i ghiacciai evidenziano un quadro nettamente sfavorevole al glacialismo; la fusione estiva protrattasi, anche se rallentata, nei mesi di Settembre e Ottobre ha quasi completamente asportato la coltre nevosa stagionale, salvo lembi sparsi nelle zone di maggior accumulo da valanga.
I ghiacciai Mulinet Sud, Martellot, Levanna Nord osservati alla metà di Agosto sono ancora ricoperti da un consistente innevamento residuo, il manto nevoso verrà completamente annullato durante i seguenti mesi di Settembre e Ottobre.

Ghiacciaio Meridionale del Mulinet – Agosto 2017
Ghiacciaio Martellot – Agosto 2017
Ghiacciaio Settentrionale Levanna Orientale – Agosto 2017

Il Ghiacciaio Martellot ad inizio Novembre: i prolungati tepori autunnali hanno spogliato il ghiacciaio dalla neve residua e fuso consistenti spessori di ghiaccio (situazione che si è verificata in tutti gli apparati delle Valli di Lanzo).

Ghiacciaio Martellot – Novembre 2017

Franco Rogliardo


Un sentito ringraziamento a Franco Rogliardo, esperto ed appassionato osservatore dei ghiacciai delle Valli di Lanzo, che ci ha concesso di pubblicare questo interessantissimo ed importante articolo, corredato dal suo fondamentale supporto fotografico.

Un pensiero riguardo “Ghiacciai delle valli di Lanzo – Osservazioni 2017

  1. Che disastro….. Ricordo che l’estate scorsa fu caratterizzata da calori esagerati ma credo che anche la stagione estiva che stiamo vivendo farà seri danni ai ghiacciai delle Alpi (almeno quelle occidentali). Pur senza analizzare nel dettaglio i ghiacciai come ha fatto Rogliardo, ho notato che la (tanta) neve invernale è quasi totalmente sparita dai complessi glaciali della Valnontey…. Purtroppo non è tanto la quantità di neve che cade in inverno a determinare il futuro dei ghiacciai ma i calori estivi che ormai, dati alla mano, dimostrano di avere caratteristiche sempre più “nordafricane”. Basta una settimana con zero termico alle stelle e ogni macchia di neve sparirà…. Resisteranno solo i corpi glaciali posti alle quote più alte…..

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