Sono le sei di mattina quando al Pian della Mussa prendiamo il sentiero per il Rifugio Gastaldi. Le previsioni meteo per questo week-end di fine luglio non lasciano molto spazio alla fantasia. Sabato sono previsti temporali dalle ore centrali, con possibili fenomeni intensi con locali nubifragi, grandinate e violente raffiche di vento. Domenica manco a parlarne.
Sfogliamo diversi bollettini meteo, compresi quelli che forniscono previsioni ora per ora. Intorno alle 12 di sabato 27 luglio dovrebbe cominciare a piovere. Tutti convergono su questo punto. Bene. Noi non abbiamo alcuna intenzione di stare a casa ad aspettare la pioggia e allora pensiamo che una colazione al Gastaldi sia una cosa fattibile. Ma a che ora partire con l’escursione? Due ore per salire con calma. Altre due per scendere. Sei più quattro dieci. Almeno un’ora per godersi il Rifugio e per fare una chiacchierata con Roberto. E siamo alle 11. E poi se prenderemo qualche goccia, pazienza. Saremo comunque in discesa, cammineremo su di un buon sentiero protetti dalle giacche a vento. Attenzione al massimo, certo. Ma con tutta la solitudine e il silenzio prodotto dal ticchettio delle gocce sugli indumenti… Una stupenda sensazione di intimità che solo la montagna ti può donare, soprattutto quando il tempo non è “bello”.
Al Rifugio Città di Cirié, proprio davanti al parcheggio del Pian della Mussa, Francesca ed Elena hanno messo la sveglia alle sei. Loro hanno qualcosa di più impegnativo di una colazione al Gastaldi. Sono in viaggio tra le giogaie delle Valli di Lanzo e non c’è maltempo che le possa scoraggiare. Perché questo è il vero spirito del viandante di montagna. Non serve a nulla fare calcoli quando hai tappe da masticare, dislivelli da sudare e sogni da realizzare. Non serve a nulla scappare dalla montagna se il bollettino meteo non è favorevole. Si affrontano le paure, si cercano alternative, si inventono soluzioni. Insomma, si vive e basta tirando fuori il meglio di se stessi in barba a tutti gli sdraiati della nostra epoca che ti vogliono impaurito, senza difese, senza alcuna sicurezza. Perché è solo così che sei controllabile e solo così, poi, ti posso vendere “sicurezza”. Quando sei completamente nudo ed indifeso. Sempre e solo questioni di soldi e in questo mefistofelico gioco ci cadano in tanti, a tutti i livelli.

Sono le nove e trenta circa quando la porta del Gastaldi si apre ed entrano due giovani ragazze con grossi zaini da trekking (dall’inglese to trek, ovvero viaggio di più giorni). Rimango molto meravigliato e sorpreso quando le sento parlare con il gestore, Roberto Chiosso, sulle loro intenzioni. Devono proseguire per il Bivacco San Camillo, a circa due ore di marcia da qui, e poi aspettare che passi il maltempo per raggiungere la Val di Viù. Che coraggio, penso. Due ragazze che fanno trekking nelle Valli di Lanzo è davvero una cosa insolita. Italiane, poi… E’ già difficile incontrare appartenenti al sesso maschile che si mettono in gioco per diversi giorni di escursionismo, figuriamoci delle ragazze… E invece loro sono qui, tra le solitudini delle Valli di Lanzo ad affrontare il loro viaggio con tutti gli imprevisti del caso. Le ammiro tanto.
Perché non portarle sui camosci, mi chiedo quando loro sono ormai già in cammino verso il San Camillo.
Mentre affrontiamo i tornanti del sentiero 222, che si tuffa sul Pian della Mussa, mi guardo alle spalle e vedo le nubi addensarsi sempre più verso il Lago delle Rossa, quello che attende Francesca ed Elena per offrire loro un bivacco. Spero tanto che possano raggiungerlo prima dell’arrivo della pioggia.
Quando tocchiamo il Piano, uno spesso strato di nubi bigie sovrasta l’alta Val d’Ala. Giusto il tempo di cambiarci e poi, appena entrati in auto, vediamo le prime goccioline spargersi sul parabrezza. Sono le 12. Tutto come previsto. E forse anche per le due giovani escursioniste, che probabilmente sono già al riparo nel comodo Bivacco San Camillo.
In verità, quando si è aperta la porta del Gastaldi sono entrate le Valli di Lanzo. Loro hanno fatto una cosa davvero straordinaria. E’ stato un sogno fantastico che si è realizzato, ritrovarle qui per narrarci del loro viaggio stupendo. Da Forno Alpi Graie fino al Rocciamelone. E in quel viaggio ho imparato molte cose.
Francesca ha ventisei anni ed è fisioterapista specializzata in riabilitazione dei disordini muscolo-scheletrici mentre Elena ne ha ventisette ed è dottoranda in Fisica. Loro sono due persone speciali, che mi fanno ancora credere in questo Paese.
Ci vuole un grande spirito, un grande coraggio e una grande voglia di libertà per fare quello che hanno fatto. Dalla loro esperienza c’è davvero tanto da imparare. E mi fa immensamente piacere farlo grazie a due giovani donne.
Intanto la sopportazione, come si evince dal bellissimo aforisma di Primo Levi, con cui inizia il loro post:
“… le montagne attorno a Torino, visibili nei giorni chiari, e a portata di bicicletta, erano nostre, non sostituibili, e ci avevano insegnato la fatica, la sopportazione, ed una certa saggezza”.
Quanto ho riflettuto sulla mancanza di sopportazione che contraddistingue la nostra epoca. Nessuno sopporta più niente. E invece quanto si impara a sopportare tutto quando si fanno escursioni in montagna, a maggior ragione se queste durano più giorni: si sopporta la fatica, il maltempo, la sete, la fame, i dolori ai muscoli e alle ossa, i piedi sfiniti… il caldo come il freddo. La solitudine. Le paure. Si sopporta la mancanza del “tutto e subito”, tratto distintivo della nostra epoca decadente e deprimente.
La meta della giornata è il Rifugio Città di Cirié o il Rifugio Gastaldi: la scelta dipenderà dal tempo, dalle condizioni dei sentieri e da come ci sentiremo fisicamente. Questa doppia possibilità ci piace molto, rafforza ancora la sensazione di libertà che sempre si prova quando non si ha altro che uno zaino in spalla con tutto il necessario.
…rafforza ancora la sensazione di libertà che sempre si prova quando non si ha altro che uno zaino in spalla con tutto il necessario.
Ragazze, abbiamo bisogno di persone come voi! Moltiplicatevi, clonatevi e andate ad occupare, il prima possibile, i ponti di comando di questo nostro sciagurato Paese che oggi sono presidiati da cariatidi incapaci di immaginare un mondo nuovo (mentre tutto quello che c’è intorno a noi sembra crollare miseramente).
Werner Bätzing qui ha scritto che gli escursionisti animano le valli. Ho cercato, a suo tempo, l’etimologia del verbo “animare“: “infondere l’anima, dare la vita”. E’ proprio così, gli escursionisti fanno questo. Un’altra buona ragione per cui conviene investire su di una rete sentieristica efficiente. Chi vaga per le montagne, infonde la vita ad esse. Perché le conosce lentamente, passo dopo passo. Le osserva dall’alto, coglie i suoi profili, le sue bellezze. Scruta attentamente e con calma il rapporto uomo-montagna con la sua rete viaria storica. Coglie il senso del tempo, ammira le meraviglie della natura. Insomma, l’escursionismo, oltre a fare rima con turismo, è vitale per le vallate alpine. Perché, da sempre, non esiste montagna se non c’è l’uomo che la vive camminando.
L’unico modo per ascoltarla.
L’unico modo per fare cultura.
Ringraziamo di cuore Elena e Francesca e speriamo che presto tornino qui per raccontarci la loro montagna anche perché l’Italia invecchia sempre di più, Club alpino italiano compreso.
Senza nuove visioni, nuove energie, nuove prospettive, nuove narrazioni, che possono solo arrivare dai giovani, siamo destinati a ritrovarci tutti quanti esclusivamente a raccontarci del tempo che fu, dimenticandoci del presente e dei sentieri dell’avvenire che sono soprattutto di Francesca ed Elena.
Le montagne sono vive perchè l’uomo le ama: il futuro alpinista l’ha indovinato. Sono belle per molte ragioni, ma la passione di un giovane le rende più belle. La tecnica deve essere al servizio dell’entusiasmo, altrimenti riduce il mondo delle altezze alle proporzioni di una palestra. Come è lunga la marcia che porta sulle cime! Là dove finiscono le abitazioni e poi gli alberi e poi l’erba, nasce un regno sterile, selvaggio, minerale, che nella sua estrema povertà, nella sua totale nudità, dispensa una ricchezza senza prezzo: la felicità che si scopre negli occhi di coloro che lo frequentano. (Gaston Rébuffat)
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Citazione fantastica!
Grazie!
Grande Alpinista Rébuffat… davvero speciale!
Condivido al 110% tutto quello che hai riportato.
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