Resilienza?

“Nella misura in cui aiuta una persona a muoversi nel mondo e a cercare il bene, un sentiero, per definizione, ha un valore.”
(Robert Moor)

Il meccanismo è semplice: ci sono dei fondi europei (leggi: imposte e tasse pagate dai cittadini tedeschi, svedesi, olandesi, ecc.) che servono per progetti di “sviluppo” da realizzarsi nei paesi membri dell’Unione Europea. Ad esempio, sviluppare la filiera del legno. La Regione Piemonte, che opera come una sorta di intermediario tra l’UE e le valli piemontesi, che hanno delle brillanti idee di sviluppo in proposito, propone bandi in tal senso.

Facciamola breve: c’è una torta da spartirsi e una scadenza per arrivare a mangiarne una fetta: i migliori piazzati (burocraticamente parlando) se l’aggiudicano. Fine. Dimenticatevi parole come “sviluppo” (i PSR), politica, progetti, futuro (della montagna) e tante altre belle parole buone solo ad annebbiare la mente dei creduloni.

Un esempio per tutti: siamo a dicembre del 2014 e i nostri piedi ci portano a prendere atto di questa schifezza (post: Una masticata di Valli di Lanzo). Se ne siete all’oscuro, vi prego di leggere e guardare le foto dell’articolo perché di seguito vi proponiamo un aggiornamento sul tema “torta da spartire” (guadagni privati) e dei suoi effetti collaterali (danni pubblici).

Da fine anno 2014 ad inizio (o quasi) anno 2018 trascorrono solo tre anni circa. Che fine ha fatto il denaro (la fetta di torta) che doveva servire per dare una spintarella all’economia delle Valli di Lanzo?

Siamo a monte del Comune di Ceres (città metropolitana di Torino; ebbene sì, anche le montagne stanno diventando delle metropoli) lungo il sentiero Cai-Regione Piemonte n. 242 che conduce ad uno dei luoghi simbolo delle Valli di Lanzo, ovvero il santuario di Santa Cristina, passando, tra l’altro, anche per la cappella della Peste (con affreschi del XVI sec.) e la cappella della Madonna degli Angeli, immerse nel silenzio dei boschi. Non solo un percorso religioso-naturalistico ma anche panoramico, molto suggestivo soprattutto quando si raggiunge il culmine dello sperone dove sorge il santuario, in meno di due ore di cammino (qui il video).

Vediamo l’evoluzione nel 2018 di una pista pagata da un PSR (per quasi la totalità del suo costo, ovvero 50/100mila euro al chilometro).

Tutte le foto che seguono sono ingrandibili cliccandoci sopra due volte.

Piano di Ceres, 880 m. Tenete a mente la fontana che si vede a sinistra, prima dell’imbocco del sentiero

La foto sopra è stata scatta al Piano di Ceres (qui il riferimento cartografico) a 900 metri circa. Era il 2010. Avevamo camminato con calma per mezz’ora sul sentiero Cai-Regione Piemonte n. 242 dal suo inizio (Comune di Ceres) e ci inoltravamo nel bosco per raggiungere la cappella della Peste (910 m ca.). Così si presentava il sentiero prima della realizzazione della sterrata (pista agro-silvo-pastorale). Tenete a mente la fontana che si vede a sinistra, come riferimento per i confronti, e che ritroveremo nelle immagini successive.

  • La manna dal cielo (lo sviluppo delle Valli di Lanzo):

È il 13 dicembre 2014: in una fredda ed umida mattinata decidiamo di salire al santuario di Santa Cristina. Ecco la sorpresa.

Come potete vedere nel post Una masticata di Valli di Lanzo, tutta l’area interessata dalla pista è stata sconvolta. Ma è solo uno sconvolgimento puramente estetico? Che ben vale un importante e funzionale progetto di sviluppo?
Se non l’avete già fatto, vi chiederei, prima di continuare, di leggere il post del 2014, quello con le benne in azione.

Da quell’escursione di dicembre 2014, siamo tornati su questo percorso altre cinque volte. Guardando la foto qui sotto viene da pensare che la situazione della zona sia migliorata. Quasi quasi non si percepisce più l’effetto impattante delle ruspe. E’ l’11 settembre 2016 (nel 2015 non ci siamo mai andati). In quell’anno percorriamo per due volte il sentiero n. 242. Questa è la seconda:

11 settembre 2016: come riferimento, notate la solita fontanella, a sinistra prima dell’albero

Notate sempre, per capire, la solita fontana a sinistra, subito dopo la baita in pietra (potete cliccarci sopra e poi un altro clic per zoomare). Questo è il 2016, un anno e mezzo circa dopo la realizzazione dell'”opera”.

E adesso veniamo ai giorni nostri. Sabato 7 aprile, in una giornata uggiosa, torniamo sul sentiero 242 per fare il giro completo di Santa Cristina (Ceres – Santa Cristina – Cantoira – Ceres) passando, in discesa, da Senale e da Uccello (Lussel), dove altre piste sono state spalmate con i PSR (Comune di Cantoira).

Solita scena. Piano di Ceres (880 m) e l’imbocco della sterrata che ci conduce alla cappella della Peste imboccando un sentiero che porterà ad attraversare nuovamente la pista (qui la mappa della zona dove le piste sterrate sono indicate con linea bianca)

Sempre la fontanella, sempre il sentiero n. 242. Notate ora il fondo della sterrata:

7 aprile 2018: ecco le condizioni della pista agro-silvo-pastorale (sentiero n. 242), realizzata nel territorio del Comune di Ceres (Valli di Lanzo) con i fondi del PSR 2007 – 2013

Notate la profondità dei solchi, probabile effetto del ruscellamento.

Cosa è successo?

Proseguiamo in direzione della cappella della Peste (davvero un simbolo eclatante della peste che sta infestano la nostra epoca). Per comprendere il percorso che stiamo facendo, visualizzate la mappa; stiamo per raggiungere il bivio che ci condurrà nei pressi della cappella che nella foto sopra potete intravedere al margine destro.

Questo dovrebbe servire a deviare il ruscellamento causato dalle piogge?
Si abbandona la pista per imboccare il sentiero

Si svolta verso destra, abbandonando la pista per qualche minuto di marcia; notate le condizioni degradate della pista. La prossima foto fa comprendere meglio il percorso del sentiero n. 242:

Osservate attentamente le condizione del sentiero (a sinistra dell’escursionista) oramai diventato un disagevole solco profondo colmato di pietre. A destra c’è la segnaletica verticale (cartello che indica il sentiero n. 242 per Santa Cristina). Proseguendo in direzione della linea rossa, si raggiunge nuovamente la sterrata (un paio di minuti di marcia), nel suo ramo superiore.

Osservate la linea blu (sentiero) nel circoletto rosso per capire dove siamo; la pista (indicata con linea bianca) ha intersecato il sentiero n. 242  prima al Piano di Ceres (sovrapponendosi all’antica mulattiera) e poi nuovamente subito a nord della cappella della Peste (cliccarci sopra per ingrandire)
Notate le condizioni del sentiero

Ma cosa è successo alle condizioni normali (originarie) del sentiero? E cosa è successo alla pista realizzata con il denaro dei cittadini europei? Ancora due foto (prese all’inizio e alla fine del 2017) per cercare di comprendere (notate le condizioni del fondo del sentiero):

1 gennaio 2017: notate le condizioni del fondo del sentiero rispetto alla foto presa il 7 aprile scorso
Medesimo tratto di sentiero (prima di raggiungere il ramo superiore della sterrata degradata) con foto scattata il 24 dicembre 2017

Quindi nel 2017 le condizioni del sentiero a monte e a valle della pista erano “normali” in quanto non si nota il profondo solco, con riporto di pietre, forse provocato dallo scorrere violento delle acque piovane che qualcosa ha deviato lungo il sentiero. Cosa?
Attenzione che prima della realizzazione di questa sterrata non abbiamo mai notato alcun “danno” così grave al sentiero, nemmeno dopo la devastante alluvione dell’ottobre 2000.

Nella foto sopra si nota la direzione del sentiero che abbandona la pista e si lascia alla sinistra (destra salendo) la freccia Cai-Regione Piemonte (vedete nella foto in alto a sinistra). La sterrata compirà un curva verso destra (salendo) mentre il sentiero taglia l’inutile (per gli escursionisti) tragitto creato dal PSR.

7 aprile 2018: le condizioni del sentiero nella zona della cappella della Peste
Probabile che la pista abbia favorito il convogliamento dell’acqua lungo il sentiero verso valle.

In breve si raggiunge nuovamente la sterrata (foto sopra). Nell’immagine seguente ho provato ad immaginare il probabile percorso dell’acqua lungo la sterrata, fino poi a deviare verso valle, sul sentiero.

Zoomata sui detriti sassosi depositati dal ruscellamento:

In rosso il lato a monte della pista invaso da detriti sassosi molto probabilmente trasportati dal ruscellamento

Da quanto si può osservare, l’impatto di un pista non è solo sulla montagna in generale ma anche sui sentieri costruiti dai vecchi montanari, che certamente sapevano tracciare vie a regola d’arte, senza che recassero danni al loro ambiente e senza lasciare i conseguenti costi ai loro figli, se non per la regolare manutenzione.

Nella foto seguente è immediato notare lo stato pietoso della sterrata costruita nel 2014/2015 con lo sconvolgimento provocato probabilmente dallo scorrimento recente di acque piovane, in regime torrentizio. Sembra che l'”opera” in questione non sia in grado di resistere all’impatto di forti precipitazioni, arrecando così danni anche alla preesistente viabilità storica pedonale, avendo tagliato versanti boschivi che fungevano da “freno”. Ora l’acqua trova percorsi – le sterrate – che ne favoriscono lo scorrimento veloce. E se l’acqua aumenta di velocità, diventa devastante, trascinando a valle ogni sorta di materiale che incontra lungo il suo percorso.

La zona della pista pesantemente sconvolta. Si fa fatica a distinguere la traccia del sentiero dalla sterrata. La freccia rossa è il sentiero n. 242 mentre alle spalle del precario picchetto segnavia si nota la strada dei PSR.

Ma se tutto questo sconvolgimento è stato provocato dal ruscellamento violento, quale fenomeno meteo l’ha provocato? E come mai un’opera viaria realizzata nel XXI secolo, quando ormai sono decenni che gli scienziati ci avvertono dell’impatto dei cambiamenti climatici sull’ambiente, in un territorio già di per sé critico (dal punto di vista idrogeologico), come lo è la montagna, non è in grado di sopportare il regime delle precipitazioni della nostra epoca? E perché continuiamo a non voler prendere atto di tali manifestazioni climatiche, che si aggraveranno sempre di più stante l’inerzia globale verso una qualsiasi forma di efficace difesa?

Altro taglio del sentiero provocato dalla pista. La tentazione di pensare che la pendenza della pista (e la sua realizzazione alla “basta che sia”) abbia impattato sul sentiero a catasto n. 242 è forte.

Difficile resistere alla tentazione di immaginare che il ruscellamento, provocato delle acque piovane (verso valle, per incanalarsi così lungo il sentiero), sia stato favorito dai tagli dei versanti, sebbene non sia esperto in materia, ma semplice osservatore in cammino.

Superato l’ultimo taglio del sentiero, da parte della pista, voltiamo le spalle…

Difficile, vero? Soprattutto quando si nota puntualmente che non viene mai effettuata alcuna manutenzione di questi investimenti per lo “sviluppo rurale”. E soprattutto quando ci si accorge che tutto questo lo si sa da tempo, come sedimentazione culturale, ma viene sistematicamente ignorato. Osservate l’immagine seguente e leggete attentamente la didascalia.

Cielo P., Gottero F., Morera A., Terzuolo P., 2003 – La viabilità agro-silvopastorale. Elementi di pianificazione e progettazione  a cura dell’IPLA e dell’Assessorato Politiche per la Montagna Foreste Beni Ambientali della Regione Piemonte, pag. 9

Quante opere in Italia vengono realizzata così? In un Paese, o in un insieme di paesi che si danno delle regole comuni per convivere, ci sono contribuenti che con il loro lavoro versano allo Stato le tasse e poi queste, in parte, finiscono a Bruxelles che le ridistribuisce per “importanti” progetti da realizzarsi nei paesi membri. Qui, nelle Valli di Lanzo (a 50 km da Torino), quello che stiamo assistendo è solo un piccolo esempio di come vengono destinati i soldi di tutti noi, ma è certamente molto significativo.

I lavori di questa ennesima pista, che impattano sulla rete sentieristica e sul paesaggio, come riporta il cartello a Pian di Ceres, sono per “Apertura nuova viabilità forestale/miglioramento esistente” (uso ingannevole delle parole perché con queste spianature si peggiora tutto; nessun miglioramento all’orizzonte: è la solita truffa che si cela in ogni angolo della nostra quotidianità).
(Tratto dal post Una masticata di Valli di Lanzo del 16 dicembre 2014)

Ma attenzione: in questo caso non è il solito sperpero di denaro pubblico per le consuete cattedrali nel deserto. Al costo subito dalla collettività (senza alcun tornaconto in termini di “sviluppo”) bisogna sommare il costo dei danni provocati all’ambiente e alla rete sentieristica, a cui la Regione Piemonte, insieme al Club Alpino Italiano, ha dato molto risalto con la legge sull’escursionismo e sui sentieri (2010), che in questo blog abbiamo citato innumerevoli volte in quanto crediamo che possa dare davvero una spintarella all’economia locale. Peccato che a crederci è solo il Cai.

Il peggior schiaffo che stiamo subendo, come comuni cittadini, è rendersi conto che né l’Unione Europea, né l’Italia e né la Regione Piemonte (figuriamoci i comuni e il loro sindacato come l’Uncem che tanto si è adoperato per favorire questi progetti) sono in grado di tutelare l’ambiente e i cittadini di fronte ai conclamati cambiamenti climatici. La mia preoccupazione è che si stia facendo confluire denaro per opere che risultano dannose e pericolose perché non progettate e realizzate per resistere ai violenti effetti del riscaldamento globale.

E’ rimasta in sospeso una domanda. “Quale fenomeno meteorologico può aver provocato i danni che avete visto nelle foto?”.

Non ho alcuna certezza in merito ma credo sia il caso di prendere in considerazione l’evento del 7-9 gennaio 2018 documentato in maniera eccellente da Nimbus: www.nimbus.it/eventi/2018/180110SciroccoValangheAlpiW.htm:

[…] Come di consueto con i flussi da Sud-Est, le maggiori quantità di precipitazione (totali > 200 mm) sono cadute tra i rilievi torinesi, la Val d’Aosta orientale e l’Ossola, con punte superiori a 350 mm sulle Valli di Lanzo e tra la bassa Valle del Lys e la Val Sesia (centro di scroscio a Corio – Pian Audi, 464 mm tra il 6 e il 9 gennaio).

Si è trattato di quantità del tutto inedite per l’inverno, tipiche più di un grande episodio piovoso di ottobre-novembre o aprile-maggio […]

Ecco un video amatoriale che riprende i paurosi torrenti d’acqua che scorrevano nel centro del Comune di Ceres alle 20 circa dell’8 gennaio 2018.

A proposito di Nimbus. Vorrei solo ricordare che sul problema delle piste (e dei soldi buttati al vento per realizzarle) Luca Mercalli rilasciò un’intervista a La Stampa (pubblicata il 15 dicembre 2016). Alla domanda “Quindi sono inutili?” (le piste), Mercalli rispose:

Più che altro mi chiedo come mai si trovano sempre i fondi per muovere i bulldozer e gli escavatori e aprire i cantieri e poi dopo, quando l’opera è realizzata, non ci sono mai i soldi per la manutenzione o per gli imprevisti.

Sgomberiamo il campo da facili conclusioni: eventi estremi, come documentati puntualmente da Nimbus, non sono degli imprevisti. Proprio Mercalli, e con lui tanti altri autorevoli climatologi, insistono da molti anni sui gravi rischi che corre il nostro mondo e sulla necessità di adottare strategie di adattamento.

Cosa sarà successo a tutte le altre piste sorte come funghi grazie alla manna dal cielo dei PSR? E cosa sarebbe successo nel Vallone di Sea, di per sé già problematico, con la pista che tanto ha desiderato il Comune di Groscavallo (sempre da realizzarsi con le tasse dei contribuenti europei)?

Per non dimenticare cosa è successo nel recente passato, vi invito a visionare  il dossier piste presentato nelle serate del 2016, durante il lungo e partecipato dibattito sulla costruzione di una pista nel Vallone di Sea.

Ora vorrei che qualcuno mi spiegasse come si fa a continuare a vivere cercando di percepire il senso di cittadinanza (italiana ed europea) quando non avvertiamo minimamente l’esistenza di istituzioni consapevoli, forti e reattive di fronte alle enormi sfide che dobbiamo affrontare. Verrebbe da dire che piove sul bagnato se pensiamo che a sfide storiche, che continuiamo a perdere (come ad esempio il diffuso malcostume italiano di rubare a tutti i livelli e la corruzione dilagante, per non parlare della mafia che si diffonde a macchia d’olio), se ne aggiungono altre, gravissime ed urgenti, che richiederebbero individui con ben altra onestà, tempra, lungimiranza e rispetto profondo delle istituzioni (che loro stessi dovrebbero edificare con le virtù appena accennate).

Personalmente, soffermandomi semplicemente sull’utilizzo del denaro dei contribuenti europei, provo profondo ribrezzo e sconforto nel riscontrare devastazioni (soprattutto culturali) come quelle che avete appena visto perché comprendo appieno che per questo Paese non c’è via d’uscita, nemmeno pestando un umile sentiero delle Alpi forgiato da civiltà che abbiamo fatto di tutto per respingere dai nostri orizzonti esistenziali e culturali (e le piste continuano a farlo perché annientano la cultura del cammino e dei sentieri).

E poi c’è qualcuno che nelle Valli di Lanzo si proclama sfacciatamente “montanaro” arrogandosi il diritto di differenziarsi dai cittadini di pianura.

Ma provare a vergognarsi un po’, almeno guardando in faccia i propri figli e per rispetto dell’ambiente che vi ospita, ereditato da chi sapeva tenere in piedi la montagna?


La chicca finale la incontriamo scendendo su Cantoira, con variante sentiero Cai-Regione Piemonte n. 307 in parte cancellato dall’ennesima pista (qui il post di riferimento). Siamo subito dopo Senale (1085 m), in direzione Case Uccello (1102 m).

Strada realizzata nel 2015 con la medesima “tecnica della torta” ed eseguita immediatamente dopo i lavori di sentieristica del Cai di Lanzo sollecitati dal Comune di Cantoira (che ha usufruito di volontariato al 100%). Qui il problema del ruscellamento è stato risolto con un enorme tubo in polietilene nero/verde per il drenaggio dell’acqua, alla faccia del paesaggio di pietra e legno che contraddistingue le Alpi.

Ditemi come si fa a sentirsi cittadini, anche nel profondo Nord-Ovest d’Italia.

7 pensieri riguardo “Resilienza?

  1. Spendere per spendere, sarebbe meglio poter utilizzare i fondi europei per la manutenzione e il ripristino dei sentieri e delle mulattiere. Ovviamente con criteri opportuni . Perché sempre si opta per la distruzione?

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  2. Devo dire che non mi sorprende affatto. Da noi in Alto Adige interventi molto più invasivi di questi sono ormai la norma da oltre un decennio. Ho provato a documentare la cosa (anche se non con la stessa tua capacità di analizzare il dettaglio) ma non interessa a nessuno.
    Se volete rendervi conto di come un certo modo di intervenire modificherà l’ambiente fate un salto qui da noi. Qui si è iniziato molto prima e gli effetti sono molto più visibili.
    Spero che nelle vostre zone la sensibilità delle persone sarà maggiore.
    Complimenti per il lavoro @

    Piace a 1 persona

  3. Ho rintracciato il video del forte nubifragio che si abbattutto su Ceres il giorno 8 gennaio 2018 alle 20 circa (linkato anche nel post).

    Dovremmo essere oramai pronti a fronteggiare questi eventi ed invece camminiamo nel mondo come se nulla fosse, anzi, aggraviamo i pericoli edificando “opere” che vanno ad impattare anche a valle ed in pianura.

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