Il sentiero per Santa Cristina

“Nella misura in cui aiuta una persona a muoversi nel mondo e a cercare il bene, un sentiero, per definizione, ha un valore.”
(Robert Moor)

La bellezza di un luogo e il suo riflesso lungo il sentiero

Di un luogo misterioso delle Valli di Lanzo, la rupe ove sorge il santuario di Santa Cristina, ve ne abbiamo parlato spesso, alcune volte non molto bene quando purtroppo ci siamo trovati davanti le ruspe che spianavano sentieri storici, con tutti i danni collaterali del caso. Ora però è il momento della rivincita perché i volontari del Cai Lanzo, lo scorso aprile, hanno recuperato un percorso storico che parte dalla frazione Bracchiello (843 m) del Comune di Ceres. Un vecchio ma bellissimo e sorprendente sentiero di pietra e sudore che fa raggiungere la piccola deliziosa borgata dei Monti di Voragno (973 m), col sentiero n. 261 e un pezzettino del n. 260, e poi Santa Cristina (1340 m) con il n. 242A.
La meta è importante ma il viaggio ancora di più: finalmente Santa Cristina, uno dei luoghi simbolo di tutte le Valli di Lanzo, ha ritrovato un viaggio entusiasmante da fare in compagnia dei vecchi montanari che hanno scolpito il versante sud della Val d’Ala.

Si parte da Bracchiello

E’ uno dei borghi alpini rimasti più intatti di tutte le Valli di Lanzo e merita una visita, perdendosi nelle sue chintane, anche se non siete escursionisti.
Grazie al recupero della rete sentieristica degli ultimi anni, a cui ha partecipato anche la Regione Piemonte, è diventato un punto di partenza per bellissime escursioni (da qui si decolla anche per raggiungere le sorprese del Vallone di Crosiasse, con i suoi incredibili sentieri).
Percorrendo la strada provinciale 1 delle Valli di Lanzo non si entra in Ceres ma si svolta a sinistra per poi imboccare il bivio per Bracchiello a circa 3 km da Ceres. Si svolta a destra (cartello) percorrendo una ripida strada asfaltata che seguirete fino al termine (400 metri circa). Qui potrete parcheggiare l’auto ed indossare gli scarponi.
Il cartello del Cai, con le indicazioni per i Monti di Voragno (sentiero n. 261), lo si trova percorrendo brevemente la sterrata che si stacca a destra del lavatoio, poco prima del termine della strada asfaltata.

Bracél (q. 860), frazione di Ceres, era il paese dei saraié, i fabbricanti di serrature. Questo è uno di quei villaggi-museo, tra i più interessanti per la nostra ricerca. Scaglionato sul pendio, in pieno sole, consente il colpo d’occhio di un insieme ben conservato, senza grossi interventi di restauro particolarmente stonati. La parte a N-E della borgata è un aggregato a forte concentrazione, il resto è a case sfalsate. Quest’ultime, in modo speciale, riflettono una cultura della casa confluita da altre zone. Lo si nota sia dalla forma, sia dai particolari. Il cognome Poma, molto diffuso, potrebbe indicare una provenienza biellese. Della famiglia Penna, muratori, di cui abbiamo parlato commentando fig. 66, la provenienza è sconosciuta. Ad essi, principalmente, si deve l’impronta architettonica delle case di Bracél ed in parte anche qualche casa di Ala e di Voragno (cfr. Case contadine nelle Valli di Lanzo e nel Canavese di Luigi Dematteis, 2010 Priuli & Verlucchi editori, Collana Quaderni di cultura alpina, scheda n. 7 –  Bracchiello, bassa Val d’Ala).

Il viaggio

Lo possiamo dividere in tre parti. La prima è quella che dalla partenza vi farà raggiungere il bivio con il sentiero n. 260, poco prima dei Monti di Voragno, ed è un affascinante e rilassante cammino a mezza costa immerso nel bosco, con alcuni tratti di saliscendi. Si mantiene costantemente sui 950 – 970 metri di quota e la marcia è assistita da stupende opere in pietra che ci aiutano a superare i tratti più ripidi e scoscesi.

La meraviglia delle meraviglie, in questo primo tratto, la si incontra dopo 40 minuti circa di cammino: un’impressionante scalinata in pietra vince una barriera rocciosa, raggiungendo l’intaglio sommitale: delizioso posarci gli scarponi, con passo lento, pensando alle immani fatiche per costruirla, con lo sguardo degli antichi montanari proiettato verso l’eterno. Un esempio magistrale di povera grande bellezza come lo è il minuscolo villaggio del Monaviel (sentiero 240), molto probabilmente fondato dagli stessi antichi abitanti di Bracchiello.

Raggiunto il bivio per il sentiero n. 260 (cartelli) – qui inizia la seconda parte del nostro percorso -, si prosegue lungo una sterrata che affianca uno sparuto nucleo di baite in pietra. Sul muro di una di esse si può notare una “firma”. E’ quella dei Penna, di origine che io ritegno biellese o valsesiana, lavorarono per diverse generazioni tra la fine del 1500 ed il 1700 e introdussero una tipologia di casa che oggi caratterizza specialmente Bracchiello. (Case contadine nelle Valli di Lanzo e nel Canavese, nota n. 66 a pag. 54).

La sterrata che costeggia le baite in pietra, stupendi elementi architettonici dei paesaggi delle Valli di Lanzo
Particolare dei due corsi di pietra sfaslsate 45°, che contraddistinguono in zona le murature dei Penna (detti anche Piüma o Résca). Con un breve tratto così disposto, appunto a mo’ di penna o di lisca di pesce (résca) essi intendevano firmare le loro costruzioni (Da Case contandine nelle Valli di Lanzo e nel Canavese)

In pochi minuti di marcia si raggiunge il delizioso villaggio dei Monti di Voragno adagiato in una conca luminosa, amena e silenziosa, dove la sensazione di pace è molto palpabile. Una manciata di case ordinate e di gradevole architettura vi farà apprezzare la bellezza del luogo. Di recente costruzione è la piccola cappella, dalle particolari forme, che potrete scoprire a monte dell’abitato, vicino all’imbocco del sentiero 242 per Santa Cristina, dove la vetta di Testa Pajan (1856 m) si impone all’orizzonte, verso Sud-Ovest. Si arriva fin qui con un’oretta di tranquilla e piacevole marcia da Bracchiello. Questa, per chi non è allenato, può considerarsi un’ottima meta. Il sentiero che avete appena lasciato alle spalle, sotto la custodia delle fitte foreste, sicuramente non vi avrà lasciato indifferenti e qui potrete fare una sosta appagante.

Monti di Voragno (973 m)

Appena superata la bacheca del Cai Lanzo (Monti di Voragno e i suoi sentieri) si incontra, sempre seguendo la sterrata, la segnaletica verticale con numerose frecce. Se si ha intenzione di proseguire per Santa Cristina – la terza parte ideale di questo itinerario – allora mettete in conto un’altra ora di marcia che questa volta sarà più decisa, dovendo risalire il versante Ovest che scende dalla rupe. Sono quasi 400 metri di dislivello da risolvere facendovi accompagnare dai bellissimi alberi che lo ricoprono. Qui il sentiero è sempre storico in quanto costeggiato, nella prima parte, da bellissimi muretti a secco e spesso costituito da ottime gradinate in pietra che facilitano la marcia. In alcuni tratti si notano alcuni gradini in legno, segno di recenti interventi di manutenzione.

La cappellina dei Monti di Voragno vista dall’imbocco del sentiero n. 242A (cartelli)
Il primo tratto del sentiero n. 242A verso Santa Cristina (1340 m)

I sentieri sono una ricca creazione culturale e fonte di conoscenza, direbbe Robert Moor. Qui, lungo queste mulattiere, potete mettere alla prova questo assunto. Se amate i boschi, l’ultima ora di ascensione, prima di toccare la sommità della rupe, è incantevole. Sono boschi che hanno un’anima profonda, silenziosa. Costante presenza lungo il vostro cammino, sapranno consolarvi se qui, su questi percorsi, portate sulle spalle non solo il vostro zaino ma anche il peso della vita con le sue delusioni, le sue amarezze. Con i suoi sogni infranti. Vi accarezzeranno, vi faranno pregare. La preghiera è stare in silenzio in un bosco, disse Mario Rigoni Stern. Provatelo qui, su queste montagne. Lasciatevi abbracciare dalle fronde degli alberi, giocate a nascondervi dal mondo, a fuggire dalle sue mille e più chimere e ritrovatevi. Camminare in queste foreste è come prendervi per mano, attendendo con pazienza, passo dopo passo, respiro dopo respiro, qualcosa di meraviglioso che vi donerà il cosmo appena avrete raggiunto la meta.
La spiritualità è un dono dei boschi.

“Con il popolo degli alberi – scriveva Rigoni Stern nella prefazione di Arboreto selvatico – i nostri antenati avevano un rapporto più diretto, ma anche più conoscitivo, in forza di religione e per sensibilità. Quando gli uomini vivevano dentro la natura gli alberi erano un tramite di comunicazione della terra con il cielo e del cielo con la terra.” Nel bosco classico dimoravano le divinità della natura, come in un tempio. (Da Camminare nei boschi di Lorenza Russo, 2012 Hoepli editore).

Le piste inutili che sfigurano e banalizzano

Lungo il 242A si incontrano alcuni bivi che possono farvi inventare altre escursioni, se vi gradirà ritornare su queste montagne. Una buona carta dei sentieri non deve mai mancare nello zaino. Consultandola potrete notare come questa zona sia ricca di sentieri che sicuramente alimenteranno la vostra fantasia escursionistica. Uno di questi bivi (1270 m) è il sentiero n. 242 che arriva da Ceres e si incontra dieci minuti prima di arrivare a Santa Cristina. E’ il sentiero più frequentato, insieme a quello che si stacca dal Comune di Cantoira (n. 301), ma anche uno di quelli che ha subito più danni dalla costruzione delle piste agro-sivlo-pastorali.

Il bivio a quota 1190 m lungo il sentiero n. 242A

Queste infrastrutture, sorte grazie ai fondi europei dei PSR, non hanno apportato alcun vantaggio all’economia delle Valli ma hanno pesantemente sfigurato la rete sentieristica, sorta grazie all’ingegno e alla fatica dei vecchi montanari, in millenni di frequentazione alpina. I sentieri sono a tutti gli effetti un prodotto culturale ed un formidabile elemento identitario e come tale deve essere preservato e difeso dall’avanzata di progetti sovente distruttivi, sia della viabilità storica e sia del paesaggio, e desolanti, con la conseguente banalizzazione del territorio alpestre, assimilato alla stessa stregua di quello di pianura. Un prodotto culturale che può affascinare milioni di escursionisti sparsi in diversi paesi del mondo, ove l’escursionismo è molto ricercato e svolto con vivace interesse culturale ed ambientale.

La verità ontologica – la realtà profonda del mondo – è il caos. Ma la verità pragmatica – la verità che possiamo usare, la verità che ci porta da qualche parte – è una riduzione del caos. La prima è la wilderness, la seconda è un sentiero. Entrambe sono essenziali, entrambe sono vere. (Robert Moor)

Per verificare quanto siano inutili le piste create con gli ultimi fondi europei basta utilizzare questa affermazione di Moor. Provate a contare quante piste create nelle Valli di Lanzo non portino da nessuna parte. Un antico sentiero, invece, porta da qualche parte. E’ una verità. Perché i montanari sapevano dove andare. Sapevano quale direzione prendere. Sapevano ridurre il caos.

La rupe

Poco prima di raggiungere la scalinata adducente il Santuario di Santa Cristina, si incontra un pilone votivo. Alle sue spalle è situato un punto panoramico molto interessante. Ma il bello deve ancora venire, appena si sono saliti i gradini che conducono sulla sommità. Se riuscite a fare questa escursione con tempo bello ed ottima visibilità allora essa sarà indimenticabile per gli ampi panorami che saprà donarvi. E’ possibile fare la circumnavigazione del Santuario e poter così osservare a 360° i paesaggi che si dispiegano alla vostra vista. Dalle bassa valle di Lanzo alla Val d’Ala, fino alla sua testata con le vette imponenti e la Val Grande. Un affascinante punto elevato, dove terminare le nostre preghiere iniziate nei boschi sottostanti.

La rupe ove sorge Santa Cristina vista da Est. L’accesso con il sentiero qui descritto avviene sul versante opposto

Raggiungere un luogo così simbolico, ricco di spiritualità ed antichissimo (probabile punto di incontro delle tribù precristiane che arrivavano dalla Val d’Ala e dalla Val Grande, lungo i sentieri a mezza costa dei rispettivi versanti) grazie ad un intatto percorso pedonale storico (l’unica breve pista da percorrere è quella dei Monti di Voragno: pochi minuti di cammino non banalizzato), che custodisce ancora la cultura dei sentieri e dei cammini delle genti alpine, non infettate dalla decadente cultura urbanocentrica, è una grande soddisfazione ed indispensabile fonte di appagamento culturale. Si cammina su montagne vere, ricche di senso e di domande. Quelle a cui la nostra epoca non sa rispondere, soffocata dal nichilismo del pensiero unico.

Dal Santuario verso Ovest durante una tersa giornata invernale. Magnifico il panorama sulla testata della Val d’Ala
Bracchiello (843 m) – Monti di Voragno (973 m) – Santa Cristina (1340 m) – Val d’Ala, Valli di Lanzo

Note: un percorso fattibile praticamente tutto l’anno, salvo in caso di forte innevamento, e che non pone alcun problema di orientamento grazie all’ottima segnaletica Cai-Regione Piemonte presente lungo tutto l’itinerario.

Partenza: Bracchiello (843 m, fraz. di Ceres, Città Metropolitana di Torino)

Difficoltà: E (escursionistico; per la sua definizione leggere qui)

Dislivello totale complessivo: 565 m

Tempo di percorrenza (escluse le soste): 2 ore circa

Cartografia: “Valli di Lanzo n. 8“, scala 1:25000, edita dalla Fraternali Editori

Segnavia: bolli bianco-rossi, bandierine e cartelli lungo il percorso; segnavia n. 261, n. 260 e n. 242A

La linea blu è la traccia GPS dello storico sentiero (classificato n. 261 secondo il catasto regionale dei percorsi escursionistici) riscoperto grazie ai lavori di ripristino del Cai di Lanzo. Il circoletto giallo indica la posizione della bellissima scalinata in pietra. Estratto dalla carta digitale n. 8 della Fraternali Editori

Ringraziamenti:

  • ai vecchi montanari per gli indelebili e stupefacenti segni della loro operosità ed ingegnosità: testimonianze genuine ed autentiche, assolutamente urgenti nella nostra asfittica epoca;
  • a tutti i volontari della Commissione Manutenzione Sentieri del Cai di Lanzo;
  • alla Fraternali Editori per il supporto cartografico;
  • alle selve delle montagne che hanno custodito, e custodiscono, cose meravigliose: alcune di esse sono dormienti in molti di voi.

7 pensieri riguardo “Il sentiero per Santa Cristina

  1. Grazie! Una descrizione precisa, con dettagli interessanti e segnalazioni utili, ma più che altro ricca di cuore, partecipazione, tensione emotiva. Pare di vederli quei luoghi, leggendo l’articolo e il desiderio di partecipare – con rispetto e attenzione – di tanta Bellezza, sorge spontaneo dall’animo. GRAZIE

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    1. Grazie infinite Maria Cristina! Sono molto contento che il post ti sia piaciuto. Spero che presto potrai raggiungere le Valli di Lanzo per fare insieme questa ed altre bellissime escursioni! A presto 🖑☺

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  2. Non frequento più queste montagne da un quarto di secolo perché la vita mi ha portato altrove. Eppure tutti questi luoghi hanno ancora oggi uno spazio privilegiato nel mio cuore, da Testa Pajan a Santa Cristina, dalla apparentemente umile discesa alle Pignere (quanti giochi con gli amici attorno al laghetto che credo l’alluvione abbia spazzato via tanti anni fa) al dal sentiero con cui, (da poco oltre Voragno, appena dopo la strettoia), si raggiungeva a piedi tra prati e boschi il pescatrote di Chiampernotto, felicemente lontani dall’asfalto e dalle auto.
    Tutti questi boschi sono ancora vivissimi nella mia mente e se chiudo gli occhi li posso rivedere come se fossero passati due giorni. E ricordo anche tante persone e cose dimenticate, come la piccolissima bottega di Marcella al civico 57 di Voragno, piena all’inverosimile di mercanzie, dove noi bambini, tra casalinghi e tome, trovavamo anche palette, secchielli e palloni colorati per giocare.

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