Una montagna da sogno

«…più maestosa ed imponente di tutte le altre vette, col suo profilo caratteristico, l’erta e nera muraglia che pare incombere sulla valle e dominarne tutto lo sfondo, come la sovrana assoluta di quelle regioni» («Le Valli di Lanzo, 271»). Tratto da “Alpi Graie Meridionali” di G. Berutto e L. Fornelli – Guida dei Monti d’Italia edita dal C.A.I. – T.C.I.)

Qualche giorno fa è stato presentato in quel di Taranto (la città della bomba ecologica dell’ILVA) il film “Verso la cima della Bessanesedi cui avevo parlato il 26 luglio scorso (su quel post trovate anche il link all’articolo comparso all’epoca sul quotidiano La Stampa).

In Rete si trova il trailer che personalmente non mi è piaciuto (qui il link: vimeo.com/52611304). Di sicuro non è possibile giudicare un film da qualche immagine esaltata da un sottofondo musicale molto adrenalinico che nulla sa dire dello spirito di quei luoghi così densi di sapori autentici per chi ha voglia di rintracciarli tra i profondi silenzi che ammantano le Valli di Lanzo.

In quel minuto e trenta secondi di immagini c’è sicuramente da rimanere un po’ perplessi nel vedere dei ragazzi affrontare la montagna in modo davvero poco credibile (non sembrano neanche escursionisti…). Da quella sequenza traspare la montagna spettacolo più che l’intimità dei luoghi.

Vista la brevità del trailer, se avete ancora un attimo di tempo libero, vi suggerisco vivamente di fare un salto indietro nel tempo per produrre, con la sola vostra immaginazione, uno vero ed unico lungometraggio scoprendo l’incredibile personaggio che per primo ha conquistato questa montagna così dura e affascinante (ecco il post dove trovate, al fondo, i file in pdf: non perdeteveli). Ho la convinzione che la vostra fantasia saprà farvi entrare in un mondo alpino autentico.

Se poi non vi bastano quelle letture, non perdete l’occasione per raggiungere Balme e visitare l’Ecomuseo delle Guide Alpine (che quest’anno compie 10 anni di vita, ne parlerò prossimamente grazie al materiale che mi ha trasmesso l’amico Gianni Castagneri): penso che avrete davvero un’occasione meravigliosa per respirare –  anche culturalmente parlando – l’aria dell’alta quota.

Per comprendere la severità di questa montagna (3620 m) è sufficiente dire che per tentare di raggiungerne la vetta  – ma in verità bisognerebbe parlare di “cime” perché la Bessanese ne ha ben tre chiamate “segnali”: Baretti al centro, Tonini a sud e Rey a nord – , bisogna comunque pernottare al rifugio Gastaldi, a differenza di altre cime servite da questo punto di appoggio come, per esempio, l’Uja di Ciamarella (3676 m), la montagna più alta delle Valli di Lanzo, che alcuni alpinisti si divertono a “farla” in giornata con partenza dal Pian della Mussa (a me invece è sempre piaciuto fare prima tappa al Gastaldi per godermi anche tutto il resto…specialmente quelle atmosfere al tramonto o quando si riceve la sveglia dall’aria frizzante dell’alba a più di 2600 m circa di quota…per non parlare poi di quelle cene in ottima compagnia…).

Forse qualcuno sarà anche riuscito a salire l’affascinante Bessanese in giornata dalla via normale (per il versante Sud e la cresta Sud-est, attraverso il Colle d’Arnas, difficoltà F+), “saltando” il rifugio. Sinceramente in valle ho più che altro sentito parlare di interminabili giornate dedicate all’ascensione e al ritorno partendo dal Gastaldi, soprattutto per chi ambisce di scalare la famosa “Murari” (vedete questo bellissimo post di flaco). Non pochi comunque coloro che, pur affrontando la normale, si sono poi arresi di fronte alla cosiddetta “paretina” (II grado, la parte più interessante della normale inizia qui: delicata soprattutto in discesa). Pensare che dalla “paretina” manca meno di mezz’ora di ascensione per raggiungere il segnale Tonini…

Amo questa bellissima montagna che ti viene incontro con la sua imponenza quando ti infili su, nell’alta Val d’Ala. Anche solo ammirarla nella sua straordinaria severità, mollando l’auto nel villaggio di Balme, è una sensazione stupenda. Una montagna che ha tutti gli ingredienti per lasciarti sognare, soprattutto se la si contempla dal rifugio Gastaldi, magari quando l’alba ne incendia il versante est con sfumature rosso-grigio davvero struggenti ed indimenticabili.

38 pensieri riguardo “Una montagna da sogno

  1. Buongiorno.. forse dobbiamo fare anche noi qualche escursioni, mi viene una voglia incredibile vedendo le foto.. ma per iniziare dobbiamo prima fare piccole passeggiate.. forse prossimo weekend andiamo col il camper nel trentino … per iniziare a stare un po’ con la natura.. serena giornata da Pif

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      1. prima ma però dobbiamo mettersi un pò in forma 😀 non vorrei mai che dopo 4 km non mi muovo più 😀 … ma su questo mettiamoci d’acordo sarebbe veramente bellissimo.. 😉

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          1. andiamo con il camper in un bel posto sereno e isolato 😀 e poi facciamo le nostre camminate… meglio portarsi la casa con se… 😀

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  2. Concordo sulla pochezza del trailer, per quanto breve… forse c’è bisogno della montagna spettacolo, ma mi sarei aspettato qualcosa di meglio. Guida spirituale? mah, forse era meglio una guida alpina, o anche “solo” un accompagnatore di escursionismo, che ne dici Beppe? (e il “solo” non è per sminuire nessuno…)
    Davvero non si riesce ad uscire dalle reti tese tra la montagna-Heidi/Peter e la montagna-lotta con l’alpe?
    Vabbè che la Bessanese prende nome da Bessans, che sta in Francia (adesso… ma nel 1857 quello era ancora Regno di Sardegna!) ma citare anche “le Valli di Lanzo” proprio no? che dici Gianni C.?
    Mi accorgo adesso che ci sono troppi punti interrogativi in questo commento. Forse mi sono alzato con la luna storta…

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    1. Grazie gp per la tua considerazione degli AE… 🙂

      Condivido le tue domande che, purtroppo, mi lasciano sovente senza un briciolo di risposta…

      Le montagne delle Valli di Lanzo sono soprattutto “fatte” di donne e uomini che ci vivono.

      Per capirle, devi prima di tutto incontrare loro, per ascoltarli umilmente svestendoti dal tuo abito da cittadino.

      Poi, forse, capirai le Valli di Lanzo.

      Ma tu queste cose le sai gia, credo.

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  3. Dovessi scegliere di andare a vedere il film dal trailer penso che rimarrei a casa…mi ha un po’ deluso. Mi sembra “un’americanata”. Forse perchè conoscendo i luoghi so che questi meritano un po’ di più. Concordo sulla frase finale:” la via che conduce alla cima è anche un faticoso cammino interiore”.

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  4. Ah, la Bessanese! E’ veramente uno spettacolo la sua visione appena entri nel Pian della Mussa. Anche vista dalla pianura, dalle zone dove non è coperta dalla Torre d’Ovarda, la Bessanese ha sempre un aspetto decisamente severo ed attraente. Aggiungo anche che tutte le montagne attorno al Gastaldi formano un anfiteatro davvero unico!

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  5. certo che non è possibile giudicare un film da un trailer … dall’articolo apparso sul Risveglio (http://www.ilrisveglio-online.it/cronaca-bianca/2012/05/16/le-montagne-di-balme-un-film) si evince chiaramente il film è un diario di viaggio di alcuni ragazzi ed è una raccolta dei loro stati d’animo e delle loro esperienze in montagna. Ognuno vive la montagna nel modo che gli pare: c’è chi vi ricerca il silenzio e c’è chi vi ricerca emozioni adrenaliniche. O entrambe le cose… Dunque,il tuo giudizio fin troppo secco, mi è sembrato un pretesto per postare qualche informazione storica di tuo gradimento.
    Tra l’altro sul sito del film, leggo che tra i consulenti storici c’è il Gianni Castagneri che hai citato e che di certo conosce bene queste montagne
    (http://www.oveosanoleaquile.eu/0001film.php)
    La storia a cui fai riferimento sicuramente non andava inserita nel trailer che è solo un prodotto pubblicitario.

    E poi, se veramente sei stato sulla Bessanese, e conosci il percorso per arrivarci cosa ti spinge a giudicare ragazzi cosi giovani che affrontano una montagna del genere … per di più guardando un video di un minuto. A loro tanto di cappello e i complimenti da uno che frequenta abitualmente quelle montagne ogni estate. Quel tuo “poco credibile” non si capisce davvero a cosa sia riferito. Forse cercavi proprio l’adrenalinico e non l’hai trovato? Io spenderei invece qualche parola a favore di questi ragazzi tutti molto giovani mi sembra di capire, che hanno deciso di raccontare “a modo loro” un territorio bellissimo a proposito del quale in rete non c’è assolutamente nulla. Forse sono i primi! E che invece di starsene a casa amano andare in montagna e godersela.

    Sui riferimenti in merito alle “guide” di ventefioca… ancora non capisco… probabilmente ci saranno anche state ma non si vedono nelle immagini, perchè evidentemente non andavano inserite nelle sequenze. E se non ci fossero state, di certo non era proprio necessario visto il tour della Bessanese non richiede la presenza di guide alpine. Io non mi sono mai fatto accompagnare da una guida, sebbene a volte sia davvero dura, soprattutto nella parete finale se c’è nebbia! O forse era solo un modo per svalutare una guida !spirituale”, mentre voi stessi avete parlato di “silenzi”, di “sapori”…

    Riferimenti alle Valli di Lanzo… ne vedo diversi nelle immagini.. vedo il monastero di sant’Ignazio… vedo la Stura e il ponte del Castagneri a Balme… e poi, certo, la storia delle montagne di Lanzo “fatte” dagli uomini che le abitano come per tutti i luoghi che esistono su questo pianeta! Forse gli abitanti delle Valli di Lanzo, a loro spese, avranno imparato che “chiunque” dinanzi all’imponenza e alla severità di queste montagne deve chinare la testa. Questa è la prima forma di umiltà di chi va in montagna. Non ci sono maestri in montagna. Ci sono valide esperienze da cui possiamo imparare. Ma nessuno può addomesticarle del tutto o ritenere la sua esperienza universalmente valida. Ho da imparare dai valligiani, quanto da questi ragazzi formidabili protagonisti del documentario. Cordiali saluti.

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    1. Benvenuto nel nostro blog montanaro78.

      Il trailer e’, in sostanza, la promozione del film e serve a catturare l’attenzione di più persone possibili.

      L’articolo su Il risveglio l’ho letto anche io.

      Quello che non mi piace di questo trailer (ripeto il film non l’ho ancora visto, anzi mi piacerebbe sapere se e’ disponibile il DVD per acquistarlo) e’:

      – la musica pomposa e il movimento fin troppo veloce delle nuvole;
      – il messaggio diseducativo nel vedere i ragazzi fare il bagno e scherzare nelle acque torrentizie;
      – avere degli scarponi non adatti ad un nevaio e cosa ancora più grave vederli scivolare in maniera non controllata su di esso.

      Proprio scendendo dal Rifugio Gastaldi, una Pasqua di alcuni anni fa, nei pressi di Gias della Naressa, ho visto alcuni gitanti in scarpe da ginnastica.
      Questi, buttandosi gioiosi da un ripido pendio a mo’ di slitta sulla neve, hanno rischiato di spaccarsi la testa contro delle roccette ed i loro amici, non sapendo cosa fare per fermarli, urlavano disperati…
      Si sono semplicemente fermati perche’ fortunatamente il ripido pendio diventava piu’ dolce, ma le loro teste hanno mancato di pochi centimetri le pietre aguzze…
      Ed era un nevaio non un ghiacciaio!

      I motivi per cui si va in montagna sono molto personali (stare in compagnia, meditare in mezzo alla natura, creare un nuovo primato, sfidare se stesso… ) non dimentichiamo solo la sicurezza.

      Queste sono solo mie opinioni.

      L’adrenalina non me la vado a cercare in montagna: a casa c’e’ qualcuno che mi aspetta e, sinceramente, preferisco invecchiare (possibilmente bene ma non dipende da me)..
      Meglio tenere i riflessi pronti per sopravvivere nella società odierna, soprattutto se sei un giovane ed hai il tuo futuro da costruire.

      Sono sempre contenta quando si parla delle nostre valli ingiustamente trascurate e dimenticate.
      Se segui il nostro blog penso che traspaia massimo rispetto e grande considerazione per la montagna e per le splendide persone che frequentiamo nelle Valli di Lanzo, in particolare nella Val d’Ala.

      Gran successo al film ed anche al Tour della Bessanese che mi ha dato molte soddisfazioni e mi ha fatto conoscere persone speciali.

      Meno male che qualcuno ancora cammina in montagna!

      (a parte il fatto che io ho letto che nel film si raggiungeva la cima dell’Uja della Bessanese…ed e’ ben diverso che fare il periplo della montagna)

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      1. Ciao serpillo, vero tutto… in montagna non si scherza! Magari bisognerebbe vedere il film per capire qual’e il messaggio dato… i ragazzi hanno scarponi e sono su un ghiacciaio che mi sembra essere quello sotto la bessanese. Poi si vede la ragazza che piange e mi fa pensare che ci sia un risvolto… a me il trailer ha incuriosito. E poi il titolo dice “verso la cima..”

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      2. ” […] mi è sembrato un pretesto per postare qualche informazione storica di tuo gradimento […]”

        Risposta: quelle ”informazioni” storiche sono il prodotto di una ricerca e di un lavoro di gruppo fatto nel 2007 in occasione dei 150 anni dalle prime ascensioni, da parte di Antonio Tonini, delle principali vette delle Valli di Lanzo e sono state pubblicate sulla Rivista del CAI.

        Tra l’altro, proprio quel lavoro ha prodotto l’impulso per rievocare nelle Valli la prima salita della Ciamarella e le correlate manifestazioni che sono state fatte per festeggiare l’anniversario.

        “[…] cosa ti spinge a giudicare ragazzi cosi giovani che affrontano una montagna del genere […]”

        Risposta: non ho espresso alcun giudizio su quei ragazzi. Invece ho semplicemente espresso qualche dubbio su come viene affrontata la montagna (sui nevai non si va con delle scarpe da ginnastica).
        Quella scena del trailer mi ricorda quando, scendendo dal Rifugio Gastaldi, vidi delle persone, assolutamente non preparate ed attrezzate (come si vedono nelle immagini del trailer) giocare e poi scivolare pericolosamente lungo un nevaio con tanto di massi e rocce ad attenderli (come ti ha raccontato serpillo1). Sinceramente, frequentando con assiduità le Valli di Lanzo, a parte questo caso di “merenderos”, non ho mai visto nessuno tentare la Bessanese con un approccio di quel tipo davvero poco credibile e molto pericoloso.

        Non mi sembra una bella pubblicità per il mondo dell’alpinismo e dell’escursionismo in generale, soprattutto per quello propugnato del C.A.I. che tanto si adopera affinché la montagna la si affronti con consapevolezza, sicurezza e cultura (fondamentale), senza ovviamente trascurare la conoscenza delle tecniche ed attrezzature.

        Ripeto quanto ho scritto nel post: non si può certamente giudicare un film da un trailer ed infatti ho semplicemente espresso una mia opinione solo sul trailer stesso (se leggi con attenzione il post, te ne accorgerai).

        Quel trailer non mi è piaciuto e se ci fosse stata una guida alpina, o un accompagnatore del CAI, a condurre quei ragazzi su quel nevaio, puoi stare certo che certe scene non si sarebbero viste.

        Magri ne riparleremo quando avrò visto il film.

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  6. Buongiorno a tutti,
    concordo anch’io che non è possibile giudicare un film da un trailer, una persona da una foto, un libro dalle prime tre righe. Le mie osservazioni erano dirette a ciò che il trailer raffigura, ovvero un “tipo” di montagna che non condivido. Se metto assieme l’articolo del risveglio, il messaggio del trailer, le parole spese proprio con Gianni quest’estate – gli stessi giorni in cui i ragazzi salivano la Bessanese – e quanto detto sopra a me arrivano dei messaggi discordanti e dissonanti. Non sono un esperto in comunicazione, ma – a mio modesto parere – c’è qualcosa che non va tra quel che vedo/sento nel trailer e tutto il resto.
    Poi ognuno in montagna ci vada come gli pare, ma si esponga anche alla critica per comportamenti e scelte a dir poco inadeguati – lo dice uno che, a suo tempo, è andato in Ciamarella con la corda infilata nella cintura dei pantaloni. Per fortuna (mia) sono qui a raccontarla, e da lì, dal fondo dell’incoscienza giovanile, con l’aiuto di amici, conoscenti, guide alpine etc. etc. ritengo di aver imparato qualcosina… soprattutto l’umiltà di non credersi maestri.
    Poi, se si vuol fare un film sull’incoscienza e l’entusiasmo, si faccia pure. Sarò un retrogrado, ma credo ancora nello scopo educativo di certe manifestazioni culturali ed artistiche. Scopo che, per tornare al trailer incriminato, non ho davvero trovato. Detto questo, non dico che sia da buttare o da censurare. Semplicemente, non mi interessa, se non per gli aspetti paesaggistici e qualche spunto narrativo che mi piacerebbe rielaborare.

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    1. Sono praticamente d’accordo con te. Però attenzione ad una cosa fondamentale, GP.

      “Poi ognuno in montagna ci vada come gli pare”.

      Attenzione che c’è in gioco la liberta dell’alpinismo (tema delicato) e la frequentazione “libera” della montagna in generale.

      Sappiamo, o dovremmo sapere, che ogni occasione di incidente in montagna è una buona scusa per proporre leggi che vorrebbero vietarla (pensiamo ad ogni morte causata dalle valanghe, dove magari poi sono i soccorritori a lasciarci le penne…).

      Il patrimonio dell’Alpinismo visto, anche nella sua espressione di libertà, deve soprattutto essere difeso avendo un approccio alla montagna consapevole e rispettoso. In caso contrario rischiamo di far passare il luogo montagna (anche con quel trailer) alla stregua di un luna park dove ci si gioca la vita.

      La montagna NON è un luna park.

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  7. per beppeley
    1) scarpe da ginnastica sul nevaio? io vedo scarpe da ginnastica all’inizio sull’asfalto… e poi sul “nevaio” si vedono scarpe da escursionismo. esattamente de “La Sportiva”. Per essere ancora più esatti sono scarpe d’avvicinamento. Vedo poi altre scarpe della Quechua, sempre da escursionismo.
    2) quello non è un nevaio ma un “ghiacciaio”, Esattamente è il ghiacciaio dopo il passo del Collerin, sul confine francese che può essere percorso lateralmente, anche senza ramponi nel periodo estivo… non vi è necessità di assicurazione in quanto non presenta rischi crepacci.e il pendio è molto lieve. certo la percorrenza sarebbe più veloce con i ramponi, volendo evitare la pietraia, che poi bisognerebbe cmq togliere sulla pietraia di risalita alla fine del ghiacciaio. non c’è necessità neanche di piccozza!
    3) l’unico pericolo su quella pietraia è rappresentato dalla caduta massi. L’unica attrezzatura che manca (per il resto non capisco ancora a cosa ti riferisci) è qualche caschetto, proprio a essere pignoli.

    4) se ci fosse stata una guida alpina sulla scena, magari non avremmo visto qualche scivolata (forse fatta giusto per divertirsi)…. e avremmo visto un atteggiamento più serio! ma sulla scena c’erano ragazzi e per quanto potesse esserci una guida alpina con loro, rimangono pur sempre ragazzi. ed ecco che proprio per questo è credibile

    5) anche io giro tra le valli da diversi anni e non mai visto nessuno portarsi li sopra super attrezzature. addirittura vedo sovente nei periodi estivi gente in pantaloncini, canottiera, e mini zainetti ove a stento ci entra una felpa. d’altronde il percorso dal pian della mussa al gastaldi è fattibile in due ore… io non capisco tu che ti saresti portato di cosi speciale! addirittura, vedo addosso a uno dei ragazzi una corda (che probabilmente non sarà servita a nulla) che avranno portato giusto per precauzione.

    6) al di là del film, che appunto ci proponiamo di vedere prima di giudicare, sono istruttore federale d’arrampicata e ho visto (se proprio devo essere sincero) titolati del CAI, in falesia, fare sicura in maniera abominevole! spero non sia il tuo caso! ho visto, invece ragazzi che non hanno alcun titolo, muoversi con molta più consapevolezza! quindi se vuoi dirmi che l’accompagnatore escursionistico è una garanzia in montagna, non ne voglio manco sentir parlare! semmai le uniche figure son le guide alpine, e in un percorso del genere pagare una guida alpina per diversi giorni, vista l’accessibilità del percorso sarebbe stato (e non so se lo è stato) un surplus. scusami la franchezza!

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    1. La formazione che ho avuto come AE, da parte del CAI, è stata validissima e di alto livello e ne vado fiero, come lo sono tutti i miei colleghi AE che accompagnano le persone in montagna.

      Dalle tue considerazioni si comprende che parli a vanvera.

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    2. ciao montanaro78,

      non vorrei che il film fosse un pretesto per sparare a zero sui titolati del C.A.I.

      Le associazioni (quindi rientra anche il C.A.I. e la F.A.S.I) sono formate da persone e non da robot; pertanto nel mucchio c’è’ chi opera bene e chi no.

      Ti assicuro che la formazione dei titolati all’interno del C.A.I. (F.A.S.I. non ho esperienza) non è superficiale ma ben organizzata e punta soprattutto sulla sicurezza e sulla frequentazione consapevole della montagna.

      Le escursioni (compresa quella che citi tu “dal Piano della Mussa al Rifugio Gastaldi in due ore”) non sono da affrontare come una “vasca” in via Roma.
      Se uno vuole, può andare in montagna in canottiera e mutande ma è meglio che nello zaino abbia anche un bel maglione, pantaloni lunghi e magari un k-way perchè, soprattutto d’estate, il tempo cambia velocemente ed in questa zona è frequente la foschia che sale su dalla pianura.

      Anche l’essere ben vestiti può essere una garanzia di sopravvivenza.

      Per sicurezza non intendo solo essere abili ad utilizzare l’attrezzatura (che e’ un mezzo, non un fine) come ad esempio ramponi, picozza e corda o artva, pala e sonda; ma un bagaglio di conoscenze che ti portano anche a rinunciare umilmente all’uscita se non ci sono più le condizioni ottimali per proseguire.

      Bisogna anche far capire che nel nostro “libero vagabondare per i monti” la Montagna è generosa e nello stesso tempo, severa.

      Forse tu hai avuto dei cattivi esempi ma se vuoi fare delle critiche, non sparare a zero sulla “categoria” ma vai nel dettaglio con nomi e cognomi.

      Questo e’ uno spazio per confrontarsi liberamente e come tale deve rimanere.

      PS: quando ho percorso il giro della Bessanese, ad inizio agosto del 2009, i ramponi sul ghiacciaio del Collerin mi sono serviti: era una lastra di ghiaccio. Due francesi, dopo alcuni tentativi, hanno rinunciato a passare e sono tornati indietro.

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      1. Ciao Serpillo1, a te non ho da obiettare nulla, condivido al 100% tutto quello che hai scritto. La mia era solo una provocazione per affermare che proprio perchè la montagna è severa con tutti, nessuno può permettersi il lusso di ritenersi arrivato e dare solamente lezioni agli altri senza porsi nell’atteggiamento di ricevere nulla! Avrei preferito non vedere commenti da “sapientoni” e mi irrita tanto leggerli quanto ascoltarli in montagna. Soprattutto quando sono fatti ai danni di chi si spende per la montagna e l’alpinismo. Al contrario apprezzo molto i suggerimenti di cui faccio gran tesoro convinto che ciascuno, con il suo bagaglio di esperienze, abbia tanto da insegnare. L’importante è sempre e solo l’umiltà e l’edificazione reciproca! Mi riferisco al tono di Bepeley che ha sentenziato come dall’alto su un film prima ancora di vederlo e ha sentenziato su persone che non conosce basandosi su dettagli veramente futili. Io non mi sarei permesso. Magari ad accompagnare i ragazzi c’era Messner in persona? E chi lo può sapere … e chi può capire un messaggio o fare la stima su un lavoro o l’esperienza altrui basandosi su un minuto e mezzo di immagini?. Ma, ripeto, non è per esaltare un film che non ho neanche visto! E’ perché penso che quel film sia la conseguenza di una passione e sia il prodotto di un entusiasmo e nessuno merita (nel nostro ambiente) di essere giudicato con questa semplicità. Altrimenti rischia di tirarsi addosso lo stesso tipo di atteggiamento! Avessi letto la considerazione di un grande critico del cinema o di una grande guida alpina o atleta, fatta con quel tono, magari avrei anche taciuto. Bastava dire che “personalmente” non è piaciuto e non proseguire bollando “c’è sicuramente da rimanere un po’ perplessi nel vedere dei ragazzi affrontare la montagna in modo davvero poco credibile (non sembrano neanche escursionisti…).” E a lui chi gliel’ha detto che non sono escursionisti, o alpinisti o di quale scuola fanno parte. E’ banale dire “non indossi quelle scarpe” e dunque io sentenzio che non sei escursionista. E per di più usando l’avverbio “sicuramente”. Figurati che su alcuni tratti dell’ultra Trail du Mont Blanc ho visto grandi atleti indossare scarpe veramente poco adatte alla corsa in montagna… ma tiravano che era una meraviglia. E non mi sognerei minimamente di sminuire nessuno solo in funzione del suo abbigliamento! Se io so che devo andar vestito in un certo modo per non trovarmi nei guai o soffrire, farò tesoro di questa nozione, ma non la userò per giudicare altri. Per non parlare della prosecuzione del post …”Vista la brevità del trailer vi suggerisco vivamente…” etc etc: che a me suona come “quello che vi han proposto altri fa skifo e invece ve lo do io la pappa buona che so dare solo io. Ho visto casualmente questo blog e non ho resistito a rispondere con lo stesso tono, forse troppo stanco di chi frequenta la montagna sempre in cerca di merenderos su cui rivalersi per far valere la propria cultura. Giusto tutto quel che dite a proposito di consapevolezza e preparazione… ma non dimentichiamo (e qui chiudo la parentesi) che i piu grandi alpinisti e quelli con la piu grande preparazione son quelli che ci lasciano la pelle, statisticamente in percentuale molto piu alta rispetto ai cosiddetti merenderos e molto spesso per banalità assurde. Vedi come è morto Edlinger! Mi dispiace di aver scatenato una polemica e chiedo scusa se ho offeso qualcuno.

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  8. Ciao, sono l’autore del film. Spiacente che il trailer abbia deluso. Potrei dire però di aver suscitato un dibattito vivace sul modo di affrontare la montagna. E questo mi basta, in quanto alle mie intenzioni. Faccio qualche necessaria precisazione:
    – la storia di queste valli è solo un pretesto per dare un messaggio generale sulla montagna;
    – tuttavia, c’è un ampia parte riservata proprio alla storia di Balme, alle famiglie Castagneri – Bricco, con interviste a vari personaggi, tra cui proprio i Castagneri. Ecco l’umiltà di chiedere proprio a loro
    – ad accompagnare i ragazzi, c’era proprio un accompagnatore del Cai !!! percorso agevole e privo di grandi pericoli, molto bello, anche se lungo e faticoso, soprattutto perché gli stessi ragazzi portavano con se le macchine da presa; quindi quello che vedete è subordinato al messaggio che si vuole dare e non certo col trailer ma col film;

    il trailer dovrebbe incuriosire; quindi chi vuole vedrà il film! chi non vuole vederlo, di certo, perderà l’occasione di ascoltare il racconto di alcuni ragazzi e della loro passione per la montagnai. Ciao a tutti, un abbraccio

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      1. si parla di un trekking … direzione la Cima della Bessanese! Cosi come accade per tutti i film invece di svelare la trama sarebbe il caso di vederlo 🙂

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        1. …un trekking che porta in cima alla Bessanese? Davvero? Non lo sapevo…

          Ma ci sono i cartelli che la indicano? E il sentiero com’è? Difficile?

          Grazie.

          c.g.

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        2. Ciao Daniele,

          grazie per essere intervenuto.
          Ora si spiega tutto.
          Speriamo che da Taranto arrivi presto in zona: con tutti questi commenti, non vedo l’ora di vederlo 🙂

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          1. un trekking che porta in cima alla Bessanese! esatto 🙂 sentiero escursionistico a volte evidente a volte un pò meno, ma sempre ben segnalato sul versante italiano e un pò meno su quello francese (sia con cartelli che con segnali, di quelli che trovi sulle pietre e sugli alberi quando si va in montagna, hai presente?) fino alla pietraia sotto la parete della Bessanese… è per escursionisti esperti fino a menzionata pietraia e poi leggermente più arduo qualora la visibilità fosse poca, specie al ritorno! anonimo non te lo consiglio, comunque, fatti qualche passeggiata prima!

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  9. In quel trailer, con quella musica poi, ci sarebbero stati bene anche dei trialisti… motocrossisti…magari prorprio sui sentieri verso la bessanese……..

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  10. Tempo fa un giovane regista sloveno del cinema indipendente girò un cortometraggio dal titolo: “Trst je nas!” – “Trieste è nostra”, facendo riferimento al celebre motto gridato dalle masse di contadini sloveni che, a braccetto con i partigiani di Tito, occuparono Trieste nel ’45. Il film non era ancora nelle sale che già si erano fatte interpellanze parlamentari (la destra e AN), Frattini aveva inviato al ministro sloveno una lettera di deplorazione e varie iniziative si erano imbastite da parte del comitato degli esuli della Venezia Giulia. Sarebbe però bastato vedere la pellicola per scoprire quanto venissero caricaturati i nostalgici di Tito e come s’evidenziasse che i giovani, guardando all’Europa, avessero superato una questione per molti invece ancora aperta. Ora, il trailer di “Verso la cima della Bessanese” mi ha ricordato in qualche modo il film di Davy ” Les Aiguilles rouges”, pellicola difficilmente eguagliabile e a cui non so se il nostro don si è ispirato. I vari spot sono piuttosto slegati e, in quel breve contesto, mi pare inopportuno e difficile giudicarli in un contesto generale (mi ha colpito però il nut “allungato” con principio tutto sommato corretto).
    Può darsi che dopo la visione di questa pellicola avremo molte osservazioni da fare, magari in negativo. Io però avrei ancora un pò di pazienza.

    Marco Blatto – GISM, storico dell’alpinismo delle Valli di Lanzo.

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    1. Grazie mille Marco per il riferimento a Davy! Difficilissimo eguagliarlo 🙂 non ci penso minimamente, ma è stata sicuramente una mia fonte di ispirazione. Lo puoi desumere da “ove osano le aquile…” presente nel trailer! Complimenti per aver beccato nella memoria e aver citato un film di repertorio immensamente splendido, Riferimento tra l’altro opportuno. E grazie per la pazienza 🙂 Ciao!

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  11. Arrivati a questo punto aggiungere commenti per puntualizzare e ribattere affermazioni e concetti che si sono ormai stratificati diventa abbastanza complicato. Tra stilettate e colpi d’ariete si è creata una grande curiosità attorno al film, e di questo si è già compiaciuto l’autore. Personalmente lo inserirò tra i tanti che mi piacerebbe vedere e che probabilmente non vedrò (causa persa contro il tempo…). E questo a prescindere dal trailer, che vi ho già detto che non mi è piaciuto molto, e perché.
    Uguale sorte temo sarà riservata ai due film citati da Marco Blatto, visto che mi hanno suscitato enorme curiosità e interesse.

    Riguardo ai ruoli specifici di guide spirituali, guide alpine, accompagnatori di escursionismo, istruttori di arrampicata, uomini di buona volontà mi permetto di dire che ognuno dia a Cesare quel che è di Cesare, decida lui con chi farsi accompagnare in montagna/nella vita e soprattutto badi alla sostanza piuttosto che alla forma. Lo sparare a zero sulle “categorie” è uno sport che non mi è mai piaciuto perché non porta da nessuna parte. Però, allo stesso tempo, di fronte a illazioni e parole a vanvera derivanti sicuramente da eventi specifici mi piace “spendermi” per alcune categorie che – a mio avviso – interpretano un modo di rapportarsi alla montagna che sento più vicino al mio essere.

    Detto questo, sono convinto che sarebbe davvero interessante trovarci per vedere questo film… non sarà poi la prima volta che divergenze di vedute “in rete” si risolvono molto umanamente parlandone di persona. Male che vada, ognuno rimarrà delle proprie idee… e anche questo sarà un segno di tenacia montanara!
    Daniele, l’invito è rivolto anche a te in quanto autore: se e quando il film uscirà a Torino passerai di qua? Oppure combiniamo una serata DVD? Nessuno ti mangia…

    Gianpaolo Castellano – GISM, CAI di Rivarolo Canavese

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    1. Grazie Gianpaolo … quoto tutto! Giusto, dare a Cesare quel che è di Cesare :), conosco molto bene questa frase! Spero possiate vederlo presto e vi suggerisco caldamente anche il “Les Aiguilles rouges” che, in fondo, è un classico da non perdere. Per il mio film, che tra l’altro è un documentario, nessuna pretesa di Oscar e applausi, ma un semplice omaggio alle vostre valli, fatto con genuinità dai ragazzi che hanno raccontato una loro esperienza. Lo si veda cosi 🙂 Ciao!

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  12. Leggo solo ora tutta questa discussione che mi ero persa. per non ripetere cose già dette da altri, mi associo alla proposta di andare a vedere il film insieme e poi farci un bel dibattito magari davanti ad una birra…insomma quelli che una volta si chiamavano cineforum, così da confrontare pacificamente le opinioni di tutti

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